Dal "Quotidiano della Calabria" - 7 Agosto 2000
di Mario Alcaro
Nell'articolo (apparso sul " Quotidiano della Calabria" del 5 agosto
2000) che Augusto Placanica dedica all'editoriale dell'ultimo numero di
"Ora locale", ciò che disturba non è certo il taglio polemico
dello scritto e neanche la critica aspra che rivolge alla rivista. "Ora
locale" ha ripetutamente invitato le forze politiche e i gruppi intellettuali
a intervenire anche polemicamente sulle proprie tesi e le proprie proposte.
Ciò che, invece, infastidisce e, devo dire, rattrista è il
tono saccente, arrogante e professorale dell'articolo. Placanica ritiene
e vuole fare intendere al lettore che lui sa e gli altri non sanno, che
lui legge molto e gli altri non leggono, che lui lavora in archivio e in
biblioteca e gli altri invece non lavorano. Se questo lo gratifica, continui
pure a ritenerlo. Noi di "Ora locale" glielo concediamo volentieri.
Per quel che concerne i contenuti, Placanica non tocca i grandi temi
della rivista (la riflessione sulla cultura mediterranea, l'analisi del
rapporto fra tradizione e modernità, la proposta di uno sviluppo
non esterno e non estraneo al modo d'essere dei meridionali, le forme praticabili
di una democrazia partecipativa, ecc.). Si sofferma solo sull'ultimo editoriale,
che a quanto pare, proprio non gli va.
Per prima cosa egli rileva nello scritto una "nostalgia del passato",
una esaltazione nostalgica della vecchia società rurale, una mitologia
delle tradizionali comunità contadine. In realtà nell'abbordare
questo tema, Placanica non si riferisce all'editoriale di "Ora locale",
ma ad un mio recente libro dal titolo Sull'identità meridionale,
in cui si cerca di segnalare alcuni tratti distintivi della cultura e degli
stili di vita delle popolazioni del Mezzogiorno.
Devo dire che l'elemento nostalgico e retrogrado non è stato
rilevato da nessuno dei tanti critici che si sono occupati del mio volume
sui principali organi di stampa. Anzi, per limitarsi solo a qualche esempio,
Giuseppe Galasso sul "Corriere della sera", così come Lello Rauti
sul "Manifesto", Carla Ravaioli, Alfredo Salsano e Guido Liguori sull'"Unità",
Erbani su "Repubblica" e Patruno sulla "Gazzetta del Mezzogiorno", hanno
esplicitamente affermato che nel libro non c'è alcuna nostalgia
del passato e alcun rimpianto ideologico, ma, semmai, un tentativo di recuperare
alla modernità valori universali prodotti dalla civilizzazione mediterranea
e ancora radicati nelle comunità del Mezzogiorno.
Del resto, Piero Bevilacqua (Presidente dell'Imes) nell'ampia Prefazione
a Sull'identità meridionale, con molta nettezza, scrive: Costituirebbe
un errore scambiare la riflessione di Alcaro per un'operazione ispirata
da una dotta e ben camuffata forma di nostalgia. Non siamo di fronte al
rimpianto politico-filosofico della vecchia società rurale. Questo
deve essere chiaro. E' lontano dall'autore riproporre una ennesima mitologia
della civiltà contadina .
Passando ad altro argomento Placanica accusa l'editorialista di "Ora
locale" di essere troppo critico sui partiti della sinistra. Se la rivista
non condivide questi partiti, egli scrive, ebbene se ne faccia uno su misura.
un bel modo di argomentare!
Mi limito qui a ricordare che dopo l'esito delle recenti elezioni regionali
non c'è stata un'organizzazione politica o un'associazione, non
c'è stato un solo giornale di sinistra che non abbia indirizzato
pesanti critiche alla coalizione. Che fa allora Placanica? Invita tutti
gli scontenti a confezionarsi un proprio partitino?
Ma "Ora locale" incalza Placanica, critica i partiti e le loro scelte
anche sul piano nazionale. Pure qui c'è da ricordare che la critica
più corrosiva ai partiti l'hanno esercitata quei tre milioni di
elettori del popolo di sinistra che non sono andati a votare per profonda
insoddisfazione. "Ora locale" non ha predicato l'astensionismo.
"Ora locale" esercita la sua critica sui partiti perché crede
ancora alla loro funzione democratica. In una fase in cui si parla a buon
diritto della crisi della politica, della crisi e della possibile fine
dei partiti, un atteggiamento acritico e ossequioso verso le attuali forze
organizzative della sinistra è il peggio che possa capitare alla
sinistra stessa.
C'è ancora un altro argomento su cui Placanica accusa "Ora locale"
il federalismo. Egli si interroga sulla lettura dei testi dei grandi autori
federalisti da parte dei redattori della rivista. E scrive: Ma tutti costoro
hanno letto Gioberti, Balbo, D'Azeglio, Ferrari e soprattutto Cattaneo,
per restare all'Italia nascente? .
Questo interrogativo così sgarbato non ci sarebbe stato rivolto
se Placanica fosse andato oltre l'editoriale e avesse letto anche la seconda
pagina del giornale, in cui scriviamo che "Ora locale" si ispira liberamente
alle tesi federaliste di meridionalisti come Salvemini e Sturzo, di esponenti
del pensiero democratico come Jefferson, Dewey e Cattaneo, del pensiero
cattolico come Maritain, Mounier e Adriano Olivetti, e di quello socialista
come Proudhon, Saint Simon e Russel.
Ha letto Placanica questi autori? Ma a che pro interrogarsi su questo?
Ciò che conta è quello che scrive su Bassolino e l'idea di
un federalismo meridionale. Riporto testualmente le sue parole: Bassolino,
invece di lanciare ovvietà pari a quelle del Papa, cerchi di salvarsi
per come può, dopo i guasti arrecati a Napoli e alla Regione Campania
. Ma come? I guasti alla città di Napoli li ha prodotti Bassolino?
universalmente riconosciuto che il sindaco della città partenopea
ha avuto merito di interrompere e di affossare quella gestione affaristica
del Comune che aveva portato Napoli alla putrefazione.
Un'ultima annotazione in risposta a una generica allusione dello storico
calabrese. "Ora locale" non riceve alcun contributo da enti pubblici e
privati. Si autofinanzia con le vendite e gli abbonamenti. Il numero in
edicola, che contiene il flamigerato editoriale, chiude il terzo anno di
pubblicazione della rivista. E il bilancio è in attivo.