Il nuovo è sempre e comunque positivo o in molti casi è solo un polverone pericoloso?
di Viviana Santoro
Che la scuola stia cambiando ed in modo anche veloce è sotto gli occhi di tutti, o almeno degli Insegnanti maggiormente impegnati nei processi di cambiamento, da quando con la Legge 59/97, in particolare con l'approvazione dell'art.21, è partito, per la prima volta nella storia della scuola, dopo Gentile, un processo di riforma globale. Il sistema formativo italiano ed il sistema scolastico tutto sono in trasformazione. E' un cammino nuovo e, come tale, pieno di difficoltà, in quanto la normativa, nel suo complesso, è estremamente innovativa ed i risultati che da essa potranno venire si vedranno a distanza di molti anni. Intanto l'aria che si respira tra gli insegnanti è di disagio e disorientamento nella maggioranza dei casi, ma anche di cauto ottimismo che in alcuni casi si lascia andare a forme di entusiasmo da neofiti. Un mondo vario quello della scuola, che non ha mai fatto grande notizia...ma anche un mondo di lavoro ed impegno serio e sommerso che le ha permesso di stare in piedi, anche nei momenti meno felici. Il Regolamento dell'autonomia didattica ed organizzativa è l'aspetto più visibile della Riforma e richiede in chi nella scuola opera, dagli insegnanti, agli ispettori, ai direttori generali, ai Presidi un cambiamento radicale. Una rivoluzione culturale che ha i suoi cardini nella cultura del fare insieme,del progettare tenendo conto dei bisogni e della realtà territoriale, nella ricerca e nella sperimentazione che si sviluppano dal basso. Ma tutto questo deve fare i conti anche con le risorse, quelle aggiuntive, senza le quali si rischia di rimanere ancora nell'ambito della teoria e delle enunciazioni. Abbiamo riportato qui di seguito il pensiero di Docenti e Dirigenti delle Scuole del Comprensorio Soverato-Chiaravalle, per sentire il pensiero di chi, nella scuola, sta vivendo questo momento di transizione, se così si può dire, da un mondo fermo e stabile, una sorta di isola lontana dalla società, com'era la scuola di chi oggi ha 50 e più anni, a quello aperto, e per molti aspetti instabile, di una scuola che la Riforma prevede collegata all'esterno, alle Regioni, agli Enti locali . Quella che si dice una scuola in movimento...
Progetti, nuova organizzazione del lavoro e conoscenze disciplinari
Gerardo Pagano, Preside del Liceo Scientifico di Soverato:
"Chi tendenzialmente è aperto alle novità vive con entusiasmo la Scuola della Riforma e dei Progetti. L'Autonomia, ripresa da Berlinguer,impone un modo nuovo di programmare e gestire tutte le attività. La Scuola smette di essere autoreferenziale ed assume la consapevolezza di essere un soggetto capace di interloquire con altri soggetti esterni, siano essi le Istituzioni o le associazioni che operano sul territorio. Il problema resta ancora la professionalità docente, non abituata, nella maggior parte dei casi a lavorare in team e ad uscire dall'individualismo. Ai progetti lavora, quando tutto va bene, la metà dei docenti. Il resto guarda ad essi come ad un intralcio al lavoro di sempre. C'è poi il problema dei rapporti con le famiglie. Queste si aspettano molto dalla scuola in termini di risultati, che pretendono ottimi, delegando tutto ad essa: da qui la frattura tra docenti e famiglia e la crisi dei docenti. I nostri ultimi progetti sono stati mirati al superamento di tutto ciò, attraverso un coinvolgimento diretto dei genitori nella vita scolastica. I progetti che portiamo avanti mirano tutti ad allargare le conoscenze degli alunni ed al raccordo col mondo esterno, quello delle Istituzioni e del mondo del lavoro, senza perdere di vista che l'Università che molti di essi frequenteranno ha bisogno delle conoscenze disciplinari".
Antonia Doronzo,Docente di Lettere nella Scuola Media di Badolato Marina:
"La scuola dei Progetti, fermo restando che le competenze di base devono essere sviluppate appieno, è positiva laddove incontra i bisogni dei ragazzi e fa sì che ci sia una più ampia collaborazione ed ampliamento delle varie discipline, relative ai diversi progetti, in sintonia con le risorse del territorio. I ragazzi apprendono dal quotidiano le informazioni disciplinari e non solo dal testo. Si applica così ciò che i Saggi desiderano nell'ampiamento dei saperi, tutti paritari ed indispensabili alla crescita individuale e sociale. Attualmente si fa ancora l'errore di guardare ai progetti in modo individualistico,per ciascuna area. La forma mentis del lavoro di gruppo stenta a decollare. L'aggiornamento deve insistere sulla interdisciplinarietà di tutte le unità didattiche, per poter applicare in pieno l'insegnamento modulare, mediante verifiche di monitoraggio. Il lavoro di collaborazione costante all'interno della scuola, tenendo conto anche delle esigenze amministrative ed organizzative, può portare alla crescita di ciascun consiglio di classe o collegio, affinchè si possano appropriare delle loro effettive funzioni, senza temere, come ancora avviene, ritorsioni da parte della dirigenza."
Preoccupazioni e critiche al nuovo che avanza
Maria Grazia Riveruzzi,Docente di Storia e Filosofia al Liceo Scientifico di Soverato:
" E' un momento, mi auguro transitorio, di grande confusione e disagio, per non parlare dello stress che sta investendo "anche" il corpo docente, in cui l'identità appare "sfumata" e dispersa nelle molteplici operazioni di "tuttologia": dai cartacei espletamenti burocratici alle attività di accoglienza e di animazione per i discenti. Il paradosso del sistema scolastico riformato, così agile, così flessibile, così reticolare, sta nel fatto che il tempo dell'insegnamento rischia di diventare residuale e che la funzione pedagogica, fondata sulla relazione e sul dialogo educativo tra docente e discente sia svilita alla stregua di uno "scambio di merce", di un rapporto contrattuale in cui la famiglia gioca un ruolo fondamentale e invasivo. La logica aziendale della produttività e della visibilità a tutti i costi sta pervadendo la scuola con un coacervo di progetti e servizi da erogare e sta sottraendo a studenti e docenti il tempo necessario della riflessione. La cultura della progettazione non può essere fine a se stessa, ma dovrà valorizzare le risorse umane all'interno della scuola, le competenze delle discipline e i processi di apprendimento, altrimenti apparirà giustificato l'allarme lanciato dai docenti universitari di un ritorno all'analfabetismo. Perché non monitorare il livello di preparazione culturale degli studenti dopo la soppressione degli esami di riparazione e dopo i palliativi dei corsi di recupero? Forse l'ottimismo demagogico berlusconiano sta influenzando la politica scolastica ai cui vertici si preferisce sottoporre a "oggettiva" valutazione i docenti piuttosto che i discenti? Da anni si sta portando avanti una politica che penalizza il corpo docente, chiamato a rispondere di tutte le deficienze e i mali della società, accusato di essere l'unico reo degli insuccessi scolastici e che appellandosi, infine, al giudizio delle famiglie e degli alunni fa nascere conflitti di interesse e opportunismi. Il vero compito dell'Autonomia, opportunità da non perdere, è riuscire a porre l'organizzazione e le figure preposte al servizio della qualità didattica e restituire valore alla professionalità docente, rispondendo ai bisogni degli alunni. La collegialità, innanzi tutto, come luogo per progettare e decidere: un sistema organizzativo allargato e non oligarchico e burocratico, non un sistema "feudale" in cui dirigenti e staff distribuiscono ai loro vassalli i benefici dei progetti, in barba alla politica della trasparenza."
"Quando il sapere sarà moneta sonante..."
Fulvia Geracioti,Docente di Scienze Umane al Liceo Psicopedagogico di Catanzaro Lido:
" Ogni settembre, da 28 anni "scelgo" di insegnare. Mi dispongo a vivere un'avventura non diversamente da chi intraprende un viaggio: metto/ mettiamo a punto un piano di lavoro, frutto delle esperienze vissute e, per quanto possa sembrare una contraddizione di termini, mi "preparo" all'imprevisto. Ogni anno è sostanzialmente diverso dai precedenti, perché diversi sono i ragazzi e le ragazze, anche se i programmi sono sempre gli stessi. Ogni giorno, ogni anno sono alla costante ricerca del modo di porgere i contenuti, di creare collegamenti tra passato e presente, di aprire relazioni. Insegnare è mettersi in discussione e l'accusa di arroccamento che spesso viene fatta alla nostra categoria, è uno dei troppi pregiudizi che i non addetti diffondono e tra i non addetti entrano a pieno titolo i burocrati ministeriali, quelli che scrivono le riforme e preparano improbabili strumenti di misurazione delle capacità didattiche mutuate dai settori industriali. La Riforma che aspettavamo con trepidazione, e che avrebbe dovuto riconoscere la specificità di questo mestiere, si è rivelata un insieme di disposizioni confuse, demagogiche, centralizzate, che ignora la complessità della relazione educativa. Io non sono "un'operatrice scolastica" e i miei alunni non sono "utenza", tra noi non c'è una barricata, stiamo insieme ed insieme cresciamo, riflettiamo, ed elaboriamo. Noi insegnanti non siamo reazionari,sappiamo che molte cose devono essere modificate, che il nuovo bisogna prevederlo ed indirizzarlo. Questo "inverno del nostro scontento" non nasce dalla paura del cambiamento, ma nasce, piuttosto, dal rifiuto di un velleitarismo pedagogico, di un modernismo cieco che ci vuole passivi attuatori di riforme pensate altrove. In breve, vogliamo essere protagonisti del cambiamento. Essere ascoltati, preparati con corsi di formazione seri. Si sa che abbiamo diritto a soli 5 giorni all'anno per frequentare corsi di aggiornamento e tutto a nostre spese? Che l'acquisto di un buon libro ci costa una giornata di lavoro? Ed in merito alla riforma dell'orario, quali spazi di relax, di studio ci sono nelle nostre scuole, la maggior parte delle quali indecorose e spesso malsane? Quando le Scuole saranno confortevoli come le banche , il Sapere sarà moneta sonante e spendibile e sul piano dell'immaginario dei ragazzi potrà competere con il mito delle "produttività".
Positiva accoglienza delle riforme in atto
Nicola Limardo,Preside dell'Istituto Tecnico Commerciale e per Programmatori di Soverato:
" I Docenti hanno recepito con intelligenza le sollecitazioni provenienti dalla cultura dell'autonomia,adeguandosi ai mutamenti di stile,di mentalità e di metodologie di lavoro.La sfida del cambiamento impone nuove assunzioni di responsabilità e stimola la promozione di rinnovate capacità organizzative,gestionali e relazionali,con cui rivitalizzare e riqualificare il mondo dell'istruzione. All'ITC di Soverato è molto sentito il bisogno di una scuola nuova, capace di farsi amare ed apprezzare. La ricerca costante del miglioramento delle prestazioni assicura il rispetto delle funzioni operative e produttive e favorisce l'analisi critica dei metodi procedurali per valorizzare al massimo esperienze e professionalità. Tutti gli interventi progettuali previsti dal piano dell'offerta formativa, nel pieno rispetto dell'autonomia, vanno ad incidere sulla riorganizzazione delle risorse umane, intellettive, strumentali e finanziarie per rendere autenticamente protagonisti gli attori partecipanti. L'impatto col cambiamento dà certamente senso e rilevanza agli adempimenti ed invita alla concretezza delle azioni."
Lo stress della riforma
Clotilde Carlutti. Insegnante elementare presso il Circolo Didattico di Chiaravalle Centrale:
" Per la prima volta con il Ministro Berlinguer è stata avviata una riforma globale nei vari livelli di scuola. Il riordino dei cicli permetterà alla scuola elementare di elaborare un percorso comune, sia didattico che pedagogico, con la scuola media e con la secondaria, in modo da garantire la continuità educativa - quest'ultima in alcune scuole, come quella di Chiaravalle è stata già da qualche anno oggetto di attenzione, attraverso la costituzione di un gruppo misto di lavoro, docenti della materna, della elementare e della media - e la gradualità dei saperi, nel rispetto dei ritmi naturali di apprendimento dei bambini. E' anche sicuramente positivo il fatto che si eviteranno inutili ripetizioni di programmi, in spazi temporali ristretti. Quello che ancora manca è la direttiva che ci dica come tutto ciò potrà e dovrà essere realizzato. L'incertezza delle direttive,ed in alcuni casi l'assoluta mancanza di esse, è l'aspetto negativo che caratterizza il momento che stiamo vivendo. Un momento di vero stress che si gioca sulla nostra pelle, e su quella degli alunni, a causa dei cambiamenti repentini e continui. Gli alunni, in questo momento sono molto lontani dallo "star bene" a causa dello scollamento tra l'architettura dei progetti e la fase pratica della loro attuazione. Paghiamo a duro prezzo la fase nuova,peraltro necessaria, senza sentirci motivati da particolari riconoscimenti economici. Il confronto ed il lavoro in team, ai quali ci siamo dovuti faticosamente adeguare non è ancora vissuto con pieno agio e già ci troviamo a doverci confrontare con altre realtà collegiali, di cui non abbiamo grande cognizione. Tornando allo stress dei bambini, a me sembra che essi in tempi molto ristretti si vedono impegnati nei progetti più diversi, che occupano totalmente, o quasi, il loro tempo. Il sano gioco ed il tempo libero non esistono più, a discapito dell'igiene mentale, che pretende tempi adeguati per l'assimilazione, e del diritto al gioco...altro che diritti dell'infanzia...è una continua corsa anche dei genitori, costretti ad accompagnare i figli a frequentare di pomeriggio i corsi relativi ai progetti. Io sono a favore di questi ultimi, ma essi andrebbero inseriti in tempi più lunghi e meno caotici. Per esempio dove c'è il tempo pieno, con l'alternanza di due insegnanti, ci sono esiti positivi a riguardo e meno stress per i bambini".
Teresa Melissari, Docente presso il Circolo didattico di Chiaravalle Centrale:
" L'adeguamento ai tempi ed al diverso iter educativo che gli alunni possono seguire,grazie alle nuove tecnologie, ha reso necessaria una revisione globale dell'ordinamento scolastico e delle modalità d'insegnamento. Necessario, quindi, il riordino dei cicli, in una scuola che si andrà sempre più identificando come scuola dei progetti. A tutt'oggi, però, mancano i regolamenti attuativi, non sappiamo ancora, tra l'altro,come verranno utilizzati gli insegnanti in esubero, come verranno ristrutturate le classi, e tant'altro. Da qui il nostro disagio e la sensazione di lavorare in una situazione di precarietà...Aggiungiamo poi il fatto che i progetti, indispensabili per la nuova scuola, non sempre sono vissuti come parte integrante del curriculum e spesso vengono realizzati come "un di più" con relativo stress degli alunni e degli insegnanti. L'ideale sarebbe poter lavorare in una scuola con tempi meno ristretti ( l'esperienza del tempo pieno, laddove viene fatta dà risultati positivi ), che permetta ai bambini il relax necessario e la possibilità della riflessione."
Rosalba Aversa,Docente di Lettere alla Scuola Media di Davoli:
" Era necessario cambiare la scuola perché l'insegnamento-apprendimento non rispondeva più ai ritmi dei ragazzi e alle sollecitazioni di una società sempre più progredita e tecnologica. Le trasformazioni in atto, però, così radicali, che tendono a scardinare la struttura della scuola, senza sicure indicazioni sui nuovi saperi da affrontare, sui vecchi da snellire, sul ruolo dei docenti della Scuola media, sui compiti reali delle figure che ricoprono le funzioni-obiettivo, tendono a creare un clima d' indeterminatezza e d' incertezza che disorienta tutti. L'insegnamento modulare, la capacità di progettare, l'apertura al territorio, la flessibilità d'orario, le classi aperte, i gruppi-classe: è tutto affidato alla buona volontà di chi vuole o può impegnarsi, mettendosi ancora una volta in gioco per cercare di dare spessore e concretezza alle linee di riforma. Mi auguro che questo gran desiderio di fare e trasformare non limiti il potere decisionale e le scelte didattiche dei Consigli di classe e del Collegio dei Docenti, perché sono essi che vivono a contatto con i ragazzi e ne conoscono le reali necessità."
Riordino dei cicli: alcune perplessità
Vittorio Bonacci, Direttore didattico del Circolo di Chiaravalle Centrale:
" Il sistema scolastico italiano, disegnato da Gentile nel 23 e tuttora vigente, oltre che
rigido e centralizzato, è marcatamente discontinuo. Più che un "sistema", inteso come "corpus", organico e raccordato, è un insieme di parti separate che rispondono ciascuna ad una propria logica che risente di particolari momenti storici e di esigenze culturali non omogenee. Già nel 72 il Rapporto dell'Unesco sulle strategie dell'educazione affermava che la discontinuità dell'esperienza scolastica è una delle principali cause della dispersione.La recente riforma dei cicli scolastici voluta dal Ministro Berlinguer rappresenta proprio per questo un punto di svolta nella storia della scuola del nostro Paese. La riforma che ancora deve essere completata dai regolamenti attuativi, prefigura un vero sistema organico, raccordato tra le parti e caratterizzato da due principi basilari: la ciclicità e la progressione lineare. Molte cose non convincono guardando alle tre componenti costitutive del nuovo sistema ( scuola dell'infanzia, scuola di base, scuola secondaria ). La scuola dell'infanzia, che conserva l'attuale durata triennale, "realizza i necessari collegamenti con il complesso dei servizi per l'infanzia e con la scuola di base. "Essa però non appare inserita nella basilarità e nell'universo del sistema scolastico, sembra piuttosto collocata in un'area grigia, che oscilla tra i rigurgiti dell'assistenzialismo e la concezione di una scuola fondante. Si rischia la perdita del carattere di "vera scuola" che sembrava ormai acquisito con gli Orientamenti del 91. La scuola di base, della durata di 7 anni, è lo strappo più radicale della riforma di Berlinguer, rispetto ai vecchi ordinamenti.
Virginia Gaudioso, Docente di Lingua Inglese alla Scuola media di Satriano marina e Chiaravalle Centrale:
" Non condivido il riordino dei cicli scolastici in quanto esso non tiene conto dello sviluppo psicofisico dei ragazzi. Scuola elementare e scuola media avevano una loro validità e specificità psicopedagogica.Dal punto di vista didattico e dei contenuti, inoltre, la scuola media ha attuato una riforma validissima, di cui interdisciplinarietà e progettualità sono stati i pilastri. Da tempo la scuola si è dovuta spesso sostituire ad altre istituzioni e il docente è diventato un tuttologo improvvisato, senza qualifiche professionali specifiche su quanto a lui richiesto. La valorizzazione della professione insegnante, troppo spesso bistrattata e denigrata dall'opinione pubblica, con rilevanti ricadute negative sull'immagine che del docente hanno gli alunni, non è ancora stata fatta oggetto di vero interesse da parte del Ministero. Si lavora senza gratificazioni economiche, e se ci si vuole aggiornare seriamente è tutto a spese proprie e in soli 5 giorni all'anno."
Benvenuta riforma scolastica
Lucia Scuteri, Docente di Lingua inglese presso il II Circolo didattico di Soverato:
"Benvenuta Riforma scolastica, dopo 70 anni di alti e bassi, di abbandono e dispersione, di assenza di un'articolazione dell'offerta formativa, di mancanza di un vero e costante orientamento durante l'intero percorso formativo! Finalmente l'Italia si allinea ai sistemi scolastici degli altri Paesi europei. Il lungo periodo di stagnazione della nostra scuola è durato troppo. Finalmente siamo chiamati a riconsiderare il nostro ruolo e gli strumenti del nostro lavoro. L'Autonomia, il riordino dei cicli, il credito e debito formativi trasformeranno la scuola da luogo chiuso, a luogo di cultura e formazione, di democrazia e libertà. Lo scopo di questo cambiamento, senza precedenti, è ottimizzare il rapporto tra allievo e panorama culturale, assicurandogli un Life long learning. Nella scuola della Riforma finalmente l'insegnante diventa guida-regista e può effettivamente aiutare gli alunni ad estrinsecare la propria creatività, facendoli diventare, a loro volta protagonista. Il successo della Riforma ,a mio parere, dipende da noi insegnanti. Trovare un equilibrio tra vecchio e nuovo, saperi ed innovazioni, predisporsi alla flessibilità è quanto adesso ci è richiesto. Non è poco, ma è stimolante! "
Piero Martelli, Docente di Lettere all'Alberghiero di Soverato:
" Condivido pienamente le riforme scolastiche varate da Berlinguer. il passaggio parlamentare in tutte le fasi indica chiaramente l'attesa e la necessità sentita in tutto il Paese di mettere mano in un campo rimasto fermo a Gentile, mentre il mondo ha camminato, e velocemente. L'Autonomia ed il Riordino dei cicli impegnano in modo costruttivo e diretto docenti e alunni. Tullio De Mauro, a Sorrento al Convegno del CIDI, ha espresso in modo incisivo lo status dei docenti: anarchici, individualisti e malpagati. Conseguenza, questa, dell'abbandono e della disattenzione della società e del mondo politico da oltre 50 anni. Il mancato governo delle risorse umane e professionali dei docenti è un rischio che può svuotare e rendere solo formale la complessità delle innovazioni. Il tempo scuola è ormai un tempo totale, che non può essere imposto con sistemi dirigistici. E' la vera sfida che ancora il mondo politico non sa cogliere. Il sistema burocratico e dirigenziale rischia di parlarsi addosso ed escludere insegnanti, alunni e famiglie. Il Consiglio di classe come lavoro di team, ma anche come luogo dell'innovazione e dell'incontro alunni-genitori-docenti va ridisegnato e ripensato. Secondo me è il punto nodale che può attuare e portare avanti esigenze e tensioni dell'innovazione, superando l'indeterminato ed il retorico che ancora caratterizzano il mondo della scuola. Nei convegni la didattica diventa una scienza metafisica, il mondo giovanile è ancora trascurato nei ruoli, nei tempi e ritmi di crescita. Solo una forte preparazione psicologica può permettere un incontro tra adulti e giovani. E' questo, a mio parere, il lato debole e la vera sfida che solo dagli insegnanti può essere gestita e aperta al successo o all'insucceso."
Ulderico Nisticò, Docente di Italiano e Latino al Liceo Scientifico di Chiaravalle Centrale:
" La scuola è stata trattata durante la Prima Repubblica e da tutti i Partiti che hanno governato, sia durante il centrismo, che durante il centrosinistra e durante il compromesso storico ed il CAF, niente altro che come un ammortizzatore sociale: ufficio di collocamento per la disoccupazione intellettuale, parcheggio per giovani senza lavoro. Questo soprattutto al Sud, dove gli istituti di indirizzo pratico e professionale sono ben pochi rispetto a quelli "di prestigio" e destinati a prolungare la disoccupazione con gli studi universitari. Abbiamo visto moltiplicarsi le Medie e poi anche le Superiori, mentre la qualità dell'insegnamento diveniva sempre più approssimativa. Oggi di fronte alla tragedia del 72% di giovani disoccupati in Calabria, i ragazzi migliori e le famiglie intelligenti pretendono una scuola vera, non un pezzo di carta. Ben venga dunque la volontà di riforma, la prima seria e globale dopo quella di Gentile del 23 e di Bottai nel 39. Non temo le riforme, temo piuttosto che le buone, anche se caotiche intenzioni di Berlinguer, vengano boicottate dall'apparato ministeriale e periferico refrattario a qualsiasi miglioramento. Quanto ai contenuti, non tutto è esente da critiche: vanno, per dirne una, ripensati i programmi non solo nella scansione temporale, ma nella stessa concezione. La scuola deve tornare selettiva, nel senso di indirizzare i giovani verso la loro vocazione, offrendo una gamma di opzioni. Forse il rimedio più radicale è l'abolizione del valore legale del titolo di studio, che porrebbe fine ai diplomifici. Bisogna gratificare gli insegnanti in proporzione alla loro cultura di base (che non è affatto "uguale" a parità di laurea) ed all'impegno qualitativo e quantitativo. Questo, e molto altro. Ma occorre un dibattito che muova dalla classe docente, la quale, lo dico con disappunto, non è andata al di là del "ma con la riforma dei cicli si perdono posti...".
Caterina Galasso, Preside della Scuola Media "Corrado Alvaro" di Chiaravalle Centrale:
" Mediante alcuni decreti e relative circolari il Ministero ha dal 97 in poi predisposto un piano attraverso cui le scuole hanno potuto sperimentare i primi passi dell'autonomia. Il compito degli operatori scolastici, sebbene le indicazioni normative si siano susseguite copiose, resta piuttosto arduo. Le indicazioni spesso sono generiche ed obsolete, a volte discutibili. Ci siamo mossi da tre anni con un certo disagio, ma l'ambizioso progetto di riforma ci ha stimolato alquanto. Tra gli aspetti della sperimentazione d'autonomia che mi sembrano più rilevanti c'è l'adattamento del calendario scolastico, la flessibilità dell'orario e la diversa articolazione della durata della lezione (fermo restando il rispetto del monte ore annuale di ciascun curriculum), l'articolazione flessibile del gruppo classe, la possibilità di organizzare iniziative di recupero, ed attivare insegnamenti integrativi facoltativi, la realizzazione di attività in collaborazione con altre scuole, e, cosa molto importante, col territorio. In altre parole la libertà d'iniziativa, che l'autonomia consente, rende possibile attuare idee che rispondono ai bisogni dei ragazzi, sempre che questa libertà si confronti con la cultura della progettualità. L'autonomia è una grande occasione per trasformare la scuola, specialmente le scuole di provincia, con caratteristiche ed identità culturali proprie, per affrontare i problemi dell'insuccesso e dell'abbandono e per far nascere la cultura del monitoraggio e della valutazione, per abbandonare gradualmente l'atteggiamento autoreferenziale che ha per tanto tempo caratterizzato la scuola. Aspettiamo regolamenti attuativi chiari ,ma anche risorse economiche aggiuntive, senza le quali realizzare i progetti è veramente arduo e scoraggiante. Una cosa è certa: stiamo confrontandoci con un nuovo repentino e continuo, ma abbiamo la voglia di continuare a lavorare.!"
Su alcuni punti sembrano essere d'accordo i Docenti : - difficoltà del lavorare in team, - la scuola dei progetti non lascia tempo alla riflessione ed al sano otium, - pericolo dell'accentuarsi della burocratizzazione della scuola, - la riforma sembra ignorare la reale situazione dell'edilizia scolastica e delle strutture indispensabili per concretizzare i progetti, - le direttive ministeriali sono incerte ed in alcuni casi inesistenti, - esigenza di un aggiornamento serio, che non pesi finanziariamente solo sul docente, - mancanza di motivazioni e gratificazioni, anche economiche, di un certo rilievo, - esigenza di essere maggiormente coinvolti nel processo di cambiamento che,al momento, i docenti sentono calato dall'alto. I Dirigenti, dal canto loro, sembrano aver accolto bene le novità, pur sottolineando, in generale la difficoltà di portare avanti un lavoro che incontra ostacoli quotidiani, come l'esiguità delle risorse economiche messe a disposizione per l'attuazione dei progetti. E' decisamente un momento di gran fermento per la scuola...ai posteri l'ardua sentenza ..sui risultati.
Giovanni Greco, Docente di Scienza della Materia all'ITC di Soverato:
" L'ITC di Soverato aveva già imboccato la via del cambiamento e non ha subito particolari contraccolpi nel vivace e pluriforme panorama delle novità scolastiche. Salutiamo positivamente il rinnovamento educativo e formativo perché non condanna i ragazzi a studiare per il voto, la pagella, il diploma, ma li avvicina sempre più alla realtà territoriale ed al mondo della produzione, ponendoli a contatto diretto con la varietà dei soggetti istituzionali e delle professioni. Uno dei meriti dell'Autonomia consiste nell'aver aumentato il grado di collaborazione tra i docenti per favorire l'arricchimento culturale e professionale dei giovani, fornendo loro, attraverso un'adeguata progettualità, conoscenze, competenze e capacità flessibili e trasversali da spendere in un contesto socio-economico allargato. L'intera comunità educante guarda sempre con maggiore attenzione ed interesse anche alle future novità educative, considerando l'attuale momento che la scuola vive un significativo momento di transizione."
L'azzeramento della scuola elementare e della media determinerà la riduzione di un'annualità dell'attuale percorso (5+3), con l'effetto abnorme del dropout di circa 50 mila posti di docenti. Come saranno riposizionate queste risorse professionali? La scuola secondaria comprende un biennio al quale viene esteso l'obbligo scolastico novennale e un triennio che si conclude con gli esami di stato, un percorso di 5 anni con possibilità di passaggi tra i vari indirizzi. Tutto sommato l'intervento riformatore alla fine è risultato più leggero di quello che, per quest'ultimo segmento scolastico, ci si aspettava, visto che esso più degli altri ha conservato l'ispirazione gentiliana."