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Recuperare la centralità del Mediterraneo
di Mimmo Rizzuti (Segretario nazionale Cgil - Ricerca-Università)
Caro Direttore,
Ora Locale e Piero Bevilacqua offrono alla Calabria ed ai calabresi un'opportunità
inedita che non bisogna lasciar cadere e di cui personalmente li ringrazio: discutere
pubblicamente sulla possibilità di una nuova stagione politica per la nostra regione, dei suoi contenuti, della necessità di mettere in pista una nuova classe dirigente
che ha maturato le sue esperienze fuori dagli ormai ossificati percorsi di aprtito.
Questo tentativo è ancor più apprezzabile e stimolante perchè si colloca in una fase
di tramonto della politica, per dirla con il titolo dell'ultimo lavoro di Mario Tronti.
Eppure di politica nel senso più classico ed alto del termine, di governo delle città
e dei processi da parte degli uomini e delle donne, c'è un grande inderogabile bisogno
come reclamano gli immani inaccettabili squilibri esistenti tra l'Occidente ed il
Sud e l'Est del pianeta e come evidenziato dagli ormai ricorrenti sommovimenti borsisitico-finanziari
che scuotono il sistema e rendono percepibile quella che ormai più d'uno comincia
a chiamare "crisi del neoliberismo".
E' questo, a mio parere, un dato dal quale non si può prescindere se si vogliono affrontare
in maniera adeguata la natura dei problemi del cosiddetto ritardo di sviluppo.
In ogni caso la dimensione e natura dei problemi che si stagliano all'orizzonte del
terzo millennio sono tali da reclamare un forte ed alto ritorno della politica per
evitare il progressivo scivolamento verso una nuova fase di barbarie, magari contrabbandata sotto l'etichetta della modernità.
Per evitare che questa nuova e grande esigenza di politica resti un'aspirazione od
una affermazione di principio più o meno condivisibile, o peggio si tramuti nelle
vulgate locali in un balletto di formule vuote, bisogna ben individuare i luoghi,
i punti di partenza, gli obiettivi concreti da perseguire ed i soggetti in grado di attivare
i processi. E questo Piero Bevilacqua fa con la sua lettera.
Il luogo: la Calabria; gli obiettivi: uno sviluppo ecocompatibile, un recupero della
propria identità e cultura, la valorizzazione dell'ingente patrimonio di risorse
umane ed ambientali, dei centri storici ed in questo quadro una rinnovata attenzione
alle zone interne esplicitata dallo stesso Bevilacqua in una puntuale scheda presentata
al seminario di Catania "Cento idee per lo sviluppo del Sud" dello scorso dicembre.
Un'attenzione particolare alle infrastrutture materiali ed immateriali necessarie
per avviare uno sviluppo che fuoriesca dalla logica dell'inseguimento di modelli altrove
realizzati e superati, recuperando una diversa collocazione della Regione nel cuore
di un Mediterraneo che ripropone la sua centralità nell'interesse di tutta l'Europa.
In quest'ottica mi pare fondamentale ed ineludibile por mano, fuoriuscendo da una provinciale
e nefasta logica di campanile, alla realizzazione di un qualificato sistema di alta
formazione e ricerca, sul quale tornerò più avanti; gli strumenti: la nuova programmazione che punta a realizzare interventi di sistema concentrando sugli obiettivi
in grado di generare tali interventi tutte le risorse disponibili; l'occasione: le
opportunità offerte alla regione Calabria, come a tutte del regioni del Sud, dalla
costruzione dei programmi per il quadro comunitario di sostegno 2000-2006 attraverso il quale
verranno erogati alle regioni meridionali, forse per l'ultima volta, ingenti risorse
- 120mila miliardi - per le politiche di coesione e sostegno allo sviluppo, (dopo
il 2000 è previsto, infatti, l'ingresso nell'Unione di parte dei paesi dell'Est ai quali
saranno attribuite grandissima parte di queste risorse); i soggetti: i nuovi sindaci
ed amministratori locali ai quali si riconoscono importanti realizzazioni ed un elevato spirito pubblico.
Io su quest'ultimo punto, pur riconoscendo ed apprezzando il valore di molte esperienze,
pur ritenendo con Piero inaridita la funzione dei aprtiti, ridotti al meglio a comitati
elettorali e a strumenti di autoriproduzione di un ceto politico che ha portato la Calabria in fondo a tutte le classifiche, pur considerando quello degli amministratori
locali un interessante vivaio cui attingere, sarei più cauto e, comunque, meno esclusivo.
Brevemente di seguito alcune considerazioni sui temi della discussione ed un paio di proposte.
Gran parte del Sud d'Italia e la Calabria più di ogni altra regione, rischiano di
restare tagliati fuori dai processi di integrazione europea e di scivolare nel gorgo
della marginalizzazione e del sottosviluppo se le classi dirigenti locali non saranno
in grado di esprimere insieme una grande capacità progettuale ed una conflittualità di
alto profilo sui temi della qualità e natura dello sviluppo.
Questi due elementi si configurano come prerequisiti di qualsiasi serio processo di
riemersione e rinascita, senza i quali il futuro della Calabria è segnato: sede di
delocalizzazione produttiva di alcuni settori maturi con il sostegno dello Stato
formalizzato attraverso uno degli strumenti di programmazione negoziata (preferibilmente il
contratto d'area) che abbatte salari e diritti più che altrove offrendo nel contempo,
ad una imprenditoria incapace di competere sulla qualità ed innovazione di prodotto,
garanzie di stabilità, sicurezza e controllo che non possono essere garantite in nessun
Paese dell'Est e del Sud del mondo dove ancor maggiori sarebbero i vantaggi sul costo
del lavoro, sui diritti e sulla fiscalità.
Partire dalla Calabria, dai suoi problemi e dalle sue potenzialità, aver maturato
una buona esperienza amministrativa sono gli elementi di base da cui partire per
poter selezionare una dignitosa classe di governo regionale, ma temo che siano del
tutto insufficienti se non si appoggiano ad una chiara e critica visione d'insieme.
Nelle specifico credo, per esempio, che un'autentica rinascita per la Calabria e per
il Sud si possano trovare solo in un recupero della centralità del Mediterraneo,
nel nuovo contesto europeo. Ed in quest'ottica, a mio parere, vanno definiti programmi
e progetti, incentrati su quello che viene comunemente definito sviluppo ecocompatibile
e sugli altri aspetti sopra richiamati e collocati nel quadro comunitario di sostegno
2000-2006, in fase di preparazione.
E' questa un'operazione che ha tempi strettissimi, perché, come noto, entro il prossimo
15 marzo i tavoli di concertazione regionale devono predisporre i propri programmi
che devono essere raccordati con la programmazione di settore nazionale (luglio '99)
e dopo la selezione che determina la proposta quadro nazionale ed i piani operativi
per le zone dell'obiettivo 1, essere vagliati ed approvati dalla Unione (ottobre
'99) per essere finanziati ed attivati dal 1 gennaio 2000, se prefigurano interventi
di sistema. Bene, questo impegno e queste cadenze rappresentano un autentico banco di prova
per tutti, specie per chi si candida a diventare classe dirigente e dispone già degli
strumenti per assumere l'iniziativa. Ad oggi, e siamo già ai primi di febbraio, non
mi risulta che questi temi siano al centro del dibattito politico regionale. Io credo
che vada lanciata una sfida a chiunque si voglia candidare al governo della regione
o di altre grandi istituzioni dell'autonomia. Ci sono ancora i tempi, sia pure risicati, per promuovere un confronto largo sulle linee portanti intorno alle quali precisare
un numero limitato di interventi che abbiano valenza strutturale e di sistema, gli
unici, giova ricordarlo, che in base alla nuova linea d'intervento saranno finanziati. Ebbene, i Sindaci più impegnati cui è rivolto l'appello di Bevilacqua, le forze sociali,
se sono in grado di uscire da una esiziale logica attendista e di ratifica di quanto
altrove deciso, il mondo vario dell'associazionismo di impegno civile, culturale, ambientalista, gli intellettuali (a cominciare dai docenti e dal quadro di governo
delle Università calabresi, dai direttori degli Istituti di Ricerca e dai ricercatori,
dall'intero mondo della scuola e della formazione), se è vero che la ricerca, la
formazione ed i lavoratori dlla conoscenza che in questi settori operano - sono oggi,
ed ancor di più lo saranno domani - le risorse strategiche fondamentali, facciano
sentire la loro voce.
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