di Amelia Paparazzo
Calabricata 1946, Petilia Policastro 1947, Melissa 1949, sono solo alcuni - quelli
su cui la violenza padronale si è dispiegata in maniera più cruenta - degli episodi
in cui si manifesta la forza e la compattezza del movimento contadino calabrese. In
tal senso la seconda metà degli anni '40 è caratterizzata da un salto di qualità nella tradizionale
protesta dei subalterni agricoli in Calabria e in tutto il Mezzogiorno. Cosa era
avvenuto e come si era trasformato un atteggiamento consuetudinario e radicati fra le popolazioni contadine?
L'occupazione delle terre era stata una tradizionale forma di protesta attuata nella
regione. Era abitudine infatti delle popolazioni del versante cosentino e di quelle
joniche del Marchesato di Crotone invadere periodicamente, soprattutto nei mesi primaverili, le terre dell'altopiano per praticare determinate colture che avrebbero soddisfatto
l fabbisogno familiare. Di queste periodiche forme di protesta e rivendicazione si
ha notizia nel '700 e nell'800, quando, soprattutto in occasione dell'unificazione
nazionale, centinaia d famiglie contadine si recarono nelle terre del latifondo chiedendone
la distribuzione. Movimenti e forme rivendicative spontanee, isolate l'una dall'altra,
destinate ad essere duramente represse e a rifluire. Bisognerà aspettare il 1919 per assistere ad un vasto movimento di occupazione, quello promosso dai reduci
della grande guerra, che avrà un'eco profonda nel Paese, tale da provocare il decreto
Visocchi che, con l'intento di spezzare il movimento contadino, assegna una limitatissima quantità di terreno incolto alle popolazioni rurali.
Le lotte furono riprese, ma ancora in modo disorganizzato e spontaneo, nell'autunno
del '43 quando la regione era sotto l'occupazione militare alleata; in tale occasione
furono dislocate per controllare l'azione dei contadini truppe coloniali francesi.
Ma è con il '44, dopo la costituzione del secondo governo Badoglio al quale partecipano
comunisti, socialisti e azionisti, che il movimento contadino esce dai vecchi moduli
di agitazione e protesta spontanea e individuale per creare forme organizzative nuove. Si determina così un legame diretto fra l'azione dei comunisti nel governo e la formazione
dei primi gruppi d contadini organizzati grazie alle scelte politiche del ministro
dell'agricoltura, il comunista Fausto Gullo. I decreti Gullo, soprattutto quelli
sulla ripartizione de prodotti nei contratti d mezzadria e sulla concessione d terre
incolte ai contadini organizzati in cooperative, divengono elementi determinanti
per l'organizzazione politica e sindacale nelle campagne. I decreti Gullo hanno un
effetto immediato: centinaia saranno le cooperative, le leghe, le sezioni della Camera del
Lavoro e del PCI che si formeranno nella regione e centinaia saranno i momenti di
mobilitazione e protesta (scioperi, assemblee, occupazioni). Il movimento contadino
diviene così un movimento organizzato e per la prima e ultima volta in Calabria si determineranno
momenti di coesione effettiva fra le scelte operate da un ministro dello Stato e
grandi masse subalterne. Anche quando Gullo non sarà più ministro dell'agricoltura
i meccanismi organizzativi messi in atto dalla sua azione di governo continueranno
a funzionare e anzi allargheranno la loro base come risposta ai violenti attacchi
scatenati dagli agrari contro l'attuazione dei Decreti.
Ma vediamo alcuni momenti più densi di significato che hanno scandito la protesta
contadina. Di solito, preceduti da una fanfara, centinaia di contadini, donne, uomini,
bambini, armati di bandiere rosse e di attrezzi di lavoro si recavano sulle terre
incolte, usurpate dagli agrari, le occupavano e su di esse praticavano immediatamente le
prime colture. Non erano solo contadini a partecipare all'occupazione, ad essi si
aggiungevano operai, piccoli artigiani, nullatenenti, ecc. La repressione non si
faceva attendere: le forze dell'ordine immediatamente intervenivano, accompagnate spesso da
uomini pagati dai latifondisti. Fu così che il 28 ottobre del '46 a Calabricata una
contadina, Giuditta Levato, in stato di avanzata gravidanza e già madre di due figli,
venne uccisa da un colpo di fucile al ventre sparatogli dalla guardia giurata dell'agrario
Pietro Mazza (Giuditta Levato si era recata assieme ad altre donne su un terreno
in concessione della cooperativa di Calabricata per impedire che l'agrario Mazza
facesse arbitrariamente ed illegalmente mettere a colture le zona richiesta da contadini.
Altre volte le popolazioni ormai organizzate nelle leghe scendevano in piazza per
protestare contro l'aumento ingiustificato di alcuni generi alimentari e, immediatamente,
venivano caricate dalle forze di polizia con azioni violente e ingiustificate. E'
questo ciò che avvenne a Crotone, roccaforte e punta avanzata delle lotte contadine,
quando, il 30 settembre del '46, una manifestazione contro gli aumenti composta da
donne, contadini, operai e semplici contadini si vide aggredita da alcune autoblindo della
polizia da cui partirono numerosi colpi di mitra: 3 giovani rimasero feriti in modo
grave. Nei giorni 1 e 2 ottobre le autorità decretarono il coprifuoco dalle 8 di
sera alle 9 di mattina e nel contempo vennero perquisite di notte le case di quanti avevano
partecipato alla manifestazione ed effettuati arresti di massa.
Il clima di violenta repressione, intimidazione, radicalizzazione dello scontro nelle
terre del Marchesato di Crotone trova un'ulteriore testimonianza in ciò che avvenne
a Petilia Policastro, dove le violenze esercitate su un gruppo di contadini, che
scendevano da una frazione verso il paese, dalle forze dell'ordine (7 furono i contadini
arrestati) provocano una protesta di massa: tutta la popolazione del comune si mobilitò
e al passaggio del cellulare che portava i sette arrestati cominciò a protestare
contro i carabinieri, i quali dopo aver esploso alcuni colpi in aria spararono sulla
folla uccidendo due persone e ferendone numerose altre.
Melissa con la sua protesta popolare massiccia, con la sua radicalità, con i suoi
morti, è solo l'ultimo, il più tragico, di un lungo elenco di proteste sociali che
mostrano le capacità e la volontà dei ceti subalterni calabresi di spezzare un oppressivo
sistema di rapporti sociali e di organizzazione del lavoro.
Cosa resta oggi di Melissa e delle lotte per l'occupazione delle terre? Sicuramente
una Calabria cambiata nella struttura produttiva. Solo un rammarico: se in questo
cinquantennio trascorso nei momenti di protesta sociale ci si fosse posti in linea
di continuità con la compattezza e radicalità dimostrata dalle lotte contadine, forse la
Calabria ne avrebbe ricevuto effetti più che positivi.