Donne e lotta al latifondo nel Marchesato di Crotone di Ciccio Caruso
Cinquant'anni fa nel cuore del latifondo, nel Marchesato di Crotone, ha avuto luogo
l' unico vero grande rivolgimento popolare diretto a modificare le condizioni di
vita nelle campagne e a spianare la strada alla Riforma Agraria.
E' stato un susseguirsi di lotte e di iniziative politiche - occupazione di terre
incolte, scioperi al rovescio, manifestazioni di piazza, dibattiti, convegni, comizi
- che hanno coinvolto il territorio e le popolazioni del crotonese.
La guerra era finita da poco e le conseguenze di quella tragedia umana erano ancora
visibili nelle persone e sulle cose: c'erano distruzione, tanta disperazione e non
si mangiava abbastanza.
La collera della gente contro gli speculatori che ingrassavano con il mercato nero
era notevole e incontenibile. Si protestava dovunque: a Crotone, per reprimere la
rivolta popolare contro gli agrari che "imboscavano" derrate alimentari per dirottarle
verso il mercato nero, fu imposto il coprifuoco e intervennero l'esercito e la polizia.
L'assedio alla Citta' duro' diversi giorni; i feriti furono molti e gli arrestati,
tra cui alcune donne, tantissimi. A Petilia Policastro i carabinieri spararono sulla
folla e sul selciato della piazza caddero, colpiti a morte, un uomo e una donna.
Il fascismo era ormai il passato e un po' dovunque era possibile ascoltare discorsi
nuovi che parlavano di liberta' e di diritti. Gli anglo-americani erano ancora accampati
all'Hotel Jorno, quando a Crotone si incominciava a sentire il respiro della classe operaia e, nelle campagne, i primi gruppi di contadini andavano all'assalto del
latifondo, fonte non certo secondaria delle loro condizioni di miseria e di arretratezza.
Il tempo che aveva simboleggiato il dispotismo e l'ignavia era giunto al capolinea
e una nuova stagione di relazioni umane, politiche e sociali stava per iniziare.
Eppure liberarsi dai traumi della guerra, proseguire lungo la strada aperta del cambiamento e fare avanzare la lotta per trasformare il latifondo in un sistema produttivo diffuso
e moderno, non e' stato facile. La Democrazia Cristiana e parte del Clero, alla domanda
di confronto, per dilatare gli spazi della partecipazione e dell' unita', opponevano pregiudizialmente il ricatto e la discriminazione anticomunista: erano decisamente
schierati dall' altra parte della barricata.
Tocco' alla sinistra e soprattutto ai comunisti sostenere l' onere dello scontro e
dare alla lotta continuita' e respiro politico. Il prezzo per andare avanti e' stato
assai pesante: quattro morti, centinaia di feriti e una lunga catena di soprusi e
carcerazioni. A Calabricata, il fattore di un barone spar sui contadini uccidendo Giuditta
Levato e il figlio che avrebbe partorito; a Melissa invece Angelina Mauro, Francesco
Zito e Giovanni Nigro caddero sotto il fuoco della polizia di Scelba. Ma prima ancora che il governo De Gasperi fosse costretto alla resa, altri lavoratori trovarono
la morte lungo la strada della Riforma Agraria.
Alle donne, splendide compagne nella lotta e nella vita, tocco' pagare alla repressione
di Scelba il prezzo piu' alto; e nel cinquantesimo di Melissa sono ancora loro, le
donne, a ricordarci con le loro storie che non tutti i frutti sparsi nelle mille
Melissa del nostro tempo sono andati perduti.
I sentimenti si possono esprimere in modi diversi. Quello scelto da Hetel, una giovane
ragazza delle "Langhe" di Cesare Pavese, per ricordare Melissa e le lotte per la
terra, e' decisamente tra i piu' belli e significativi: Hetel, nella stagione della
vendemmia, in una cascina tra le colline di Santo Stefano del Belbo, partorira' una bambina
che chiamera' Angela Melissa. Che dire? E' una storia comunque molto bella e interessante,
anche se sono trascorsi cinquant'anni, e il Marchesato non e' piu' quello dei ricordi di Luciana, la nonna di Hetel.
Sono stati sconvolti gli assetti economici, sociali e politici e Crotone non e' piu'
l' anomalia di un tempo: l' apparato industriale, la classe operaia e le sue lotte
per l' emancipazione del lavoro, sono solo un ricordo molto lontano.
E anche quel "rosso", intenso e diffuso, che aveva fatto sognare tanta gente, si e'
via via stemperato, come la passione per la lotta politica che aveva unito e contrapposto
diverse generazioni di giovani. Ora che viviamo alla giornata, appiattiti sull'effimero, sradicati dal terreno politico-culturale nel quale, un tempo, affondavano
le nostre radici, e la societa' dei consumi e i mass-media sono la nostra ombra,
basta una fontanella, qualche schizzo d' acqua appena colorata o un modesto ritocco
estetico della nostra citta' a confondere le idee e porci in apprensione.
Quindi, nessuna recriminazione se, in una realta' dove il passato si vive con approssimazione
e i giovani invecchiano da disoccupati, cose anche molto importanti possono apparire
anacronistiche e non riescono a far varcare la soglia della curiosita'. Ma non e' detto che un segnale cosi' forte, come quello di Hetel, non possa scuotere
i sentimenti, ripristinare, sia pure per un breve spazio di tempo, i contatti tra
passato e presente e, chissa', far compiere il miracolo di riaccendere nella mente
della gente la voglia di pensare e forse anche di lottare.
Comunque, piu' che le risposte che verranno conta il fatto: e il fatto e' che nel
cinquantesimo di Melissa non poteva esserci manifestazione di pensiero piu' alta
e significativa verso per il sacrificio e l'impiego di quanti lottarono per affrancare
il mondo contadino dalla presenza oppressiva e avvilente del latifondo. Forse non troveremo
mai le parole giuste per descrivere a Hetel la nostra gratitudine, percio' le diciamo
semplicemente: Hetel, grazie per averci regalato, con la tua sensibilita' di donna e di compagna, in una situazione con poche certezze e tanta confusione, dove anche
la speranza sembra andare a rotoli, un segno di grande conforto umano e politico.
E grazie anche a nonna Luciana, ottima amica e compagna di lotta, che ha saputo infondere nella tua mente l' idea della verita' e il bisogno di sapere per non dimenticare.
Luciana, negli anni cinquanta, poco tempo dopo Melissa, era giunta dal Nord a Crotone,
con tanti altri compagni, per aiutarci a costruire il Partito nuovo di Togliatti.
E qui, nel Marchesato, aveva avuto modo di vivere stagioni molto intense di impegno
politico e captare in quel nostro mondo diverso, quasi immateriale e inaccessibile,
emozioni e sentimenti che evidentemente non sono andati dispersi e che ora riaffiorano
dal fondo della sua memoria per rivivere in quella di Angela Melissa.
Eí stato in quegli anni che abbiamo sognato e lottato; speso la parte migliore della
nostra vita e pagato prezzi, anche sul piano affettivo, oggi assolutamente
impensabili. Eravamo giovani e c'era l' incoscienza e la presunzione
degli anni che solitamente conoscono emozioni incontenibili; ma c'era anche la certezza di
essere, dalla parte giusta, legati tanta amicizia, che allora era ancora un sentimento
molto forte e vero e tantissimo calore umano. La figlia di Hetel crescera' rigogliosa come i pini giovani della Sila e delle Langhe a primavera; e quando sara' abbastanza
grande e avra' modo di conoscere la nostra gente e le storie che ha saputo esprimere,
capira' che chiamarsi Angela Melissa non e' solo importante ma anche molto bello.
Hetel e nonna Luciana avrebbero voluto che la loro decisione restasse riservata, al
riparo di ogni possibile fraintendimento. Puo' darsi che avessero ragione loro: ma
com'era possibile nasconderla, sottrarla alla conoscenza delle persone e della gente
che l'avevano ispirata? E cosi', dopo un lungo e non sempre facile confronto, e' maturata
l' idea di utilizzarla come testimonianza della partecipazione e del ruolo delle
donne nella lotta per la terra e la liberta' e per sollecitare al Governo della Regione la rimozione di tutte le pastoie che da oltre dieci anni impediscono la funzionalita'
di quel Centro che dovrebbe occuparsi appunto della ricerca sulle lotte contadine.