di Caterina Gammaldi
La riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione ci sollecita a riprendere il dibattito sulle necessità del sistema in Calabria, per sottolineare l'urgenza di un rapporto nuovo fra le istituzioni, in primo luogo fra le scuole autonome e i Comuni, le Province, la Regione.
I problemi da affrontare non sono nuovi, ma per portarli a soluzione non è sufficiente elencarli, né averne consapevolezza.
Essere un'area a rischio non agevola nella discussione e nella proposta. Le questioni sembrano, talora, di difficile soluzione.
Da alcune questioni vogliamo partire per segnalare l'urgenza di alcune risposte.
Negli ultimi anni ci siamo sentiti dire spesso dagli amministratori locali che non era il caso di accelerare, che l'autonomia scolastica sarebbe venuta e che c'era tutto il tempo per affrontare e risolvere i problemi.
A qualche mese dal fatidico 31 dicembre 2000, data ultima per l'attribuzione alle scuole dell'autonomia giuridica, non sono stati ancora approvati da quattro regioni meridionali, fra cui la Calabria, i piani di dimensionamento degli istituti.
Provvedimento, la cui importanza lo stesso Ministro Berlinguer ha richiamato nell'atto di diffida alle regioni inadempienti per le evidenti connessioni fra una rete scolastica correttamente determinata e l'aumento di gravi forme di disuguaglianza, qualora non si giungesse ai provvedimenti necessari in tempo utile.
Vogliamo anche richiamare lo spessore e la vastità del processo di riforma istituzionale in corso, l'ambizione dei provvedimenti legislativi già emanati (portare l'amministrazione vicino al cittadino per consentire una funzione di controllo sulla qualità del servizio erogato).
Non può sfuggire, sul terreno dell'istruzione e della formazione e più in generale dello sviluppo della regione, l'importanza di un servizio regionale dei trasporti adeguato, ritenuto da ricerche sulla dispersione scolare "uno dei fattori di disagio e di disaffezione allo studio" per la presenza di un gran numero di studenti pendolari che gravitano sulle scuole allocate nei centri urbani e nelle città capoluogo.
Un elemento che costringe all'isolamento i giovani e le comunità locali (in proposito si ricorda che la Calabria è territorio caratterizzato da aree interne) e non consente di utilizzare la scuola, le biblioteche, le associazioni ... per tutto il giorno, con grave perdita di occasioni formative.
Si pensi ad esempio alle attività culturali realizzate nelle città, alle numerose attività di ampliamento dell'offerta formativa realizzate nelle scuole di pomeriggio e che, per mancanza di collegamenti, non possono essere frequentate.
Eppure l'estensione dell'obbligo scolastico a 15 anni e dell'obbligo formativo a 18 anni invita a considerare l'obbligo un fatto non formale. Accompagnare i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze, i giovani e gli adulti nel percorso di istruzione e formazione esige condizioni culturali, ancorché organizzative, non più eludibili in Calabria, come altrove.
Più scuola, più formazione risponde, infatti, all'esigenza di far crescere la cultura per/di tutti.
Garantire opportunità ed esiti formativi dovrà accompagnarsi ad un impegno convinto, alla determinazione ed alle capacità di governo locale.
I principi di responsabilità, integrazione, flessibilità della legge '59, particolarmente presenti nell'art. 21, richiedono, infine, cura e attenzione da parte delle scuole autonome, dirigenti scolastici, insegnanti, utenti - cittadini.
A noi tutti, insegnanti impegnati a garantire apprendimento autonomo nel rigore e nelle difficoltà del quotidiano, non sfuggano le possibilità che ci sono offerte in una scuola riformata, a partire dalla consapevolezza dei problemi che vorremo risolvere e dalle occasioni che un nuovo impianto potrà/saprà offrirci.
Il modello culturale ed organizzativo nuovo potrà consolidarsi e trovare sempre più convinti sostenitori solo se sapremo interpretarne il senso.
Certo molto resta ancora da fare, particolarmente sul terreno istituzionale e in ambito culturale e professionale, ma il quadro normativo ormai definito potrà essere pensiero solo se sapremo trasformarci in soggetti attivi.
Scommettere sul futuro, sul futuro del Paese, sapendo di essere un'area a rischio, può essere una sfida ambiziosa.
Ma l'obiettivo è antico - la democrazia dell'istruzione - e ci piacerebbe vederlo realizzato a partire dalla Calabria.