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Elogio dell'intervallo scolastico
Ad Armando Vitale
Preside del Liceo "P. Galluppi" di Catanzaro
Carissimo Dino,
come sappiamo il Progetto Berlinguer
per la Riforma rivendica tra i suoi antefatti positivi il contributo degli
studi e delle discussioni degli ultimi anni, e precisa di tenere largamente
conto dei tentativi di riforma che sono stati oggetto di divisioni anche
profonde, giacche' vuol essere la proposta, convinta, ma aperta a tutte
le possibili modificazioni. Ottimismo a parte, cio' significa -
se ben intendo - che anche i risultati della Commissione Brocca sui Piani
di studio della scuola secondaria superiore e sui programmi dei trienni,
coi relativi nodi allora venuti al pettine, sono fatti propri dal Progetto
ministeriale; e che da tutti noi che operiamo nella scuola e nell'universita'
si attende un contributo, nei nostri limiti, costruttivo. Orbene e' giusto
che ciascuno faccia in tal senso quel che gli riesce e gli riuscira' di
fare: e che le vie della partecipazione alla "cosa" possano essere le piu'
diverse. Tu ed io, per esempio, ci siamo trovati d'accordo (per la veritˆ
ancora prima dell'Era Berlinguer) su un punto: cioe' sul nesso, difficile
ma non impossibile, della didattica con la ricerca di prima mano,
a scuola. Come sai, e' il mio chiodo fisso di sempre: da quando ero studente
nel nostro Liceo, e dopo, nell'apprendimento universitario, nell'insegnamento
da quasi trent'anni ormai, ed in qualita' di ricercatore pedagogista e di
tecnico in precisi campi d'indagine. Ne abbiamo parlato tante volte, e,
da ultimo, nella due giorni del dicembre scorso al "Galluppi", in tema
di cultura del fascismo, del cinema di Gianni Amelio ed a proposito delle
stesse promettenti iniziative dell'amico Francesco Mazza: in quanto si
collegano al tuo lavoro di preside, riuscendo a coinvolgere insegnati e
studenti, uomini di cultura e istituzioni scientifiche. Le rose che sono
rose, come e' noto, non si confondono con altre fioriture: sbocciano, profumano
e sono belle a vedersi. Il problema e', semmai, quello del roseto... a suo
modo, un problema "pedagogico". Ma da dove incominciare? Propongo: da un
luogo dei Programmi Brocca.
Sproporzionatamente parlando, comincerei da un infine, sull'intervallo scolastico: Infine, occorre non trascurare
un'accurata gestione di momenti della vita scolastica come l'intervallo,
i trasferimenti nelle aule speciali, la biblioteca, i laboratori, le attivita'
extrascolastiche e parascolastiche ecc., particolarmente preziosi per l'educazione
del carattere e per il consolidamento delle esigenze educative, oltre che
tecnico-conoscitive, degli adolescenti. Come a dire: che secondo la Commissione
Brocca, i livelli della ricerca coniugata alla didattica sono anche
importanti, sicche' bisogna che non siano trascurati; laddove
invece, per quel che mi concerne, questo discorso acquista un senso ben
maggiore come questione di principio. Ricordi il vecchio Giorgio Pasquali?
Per avere scoperto, essi per primi, grazie a metodo fattosi abito e a perspicacia
cresciuta dall'esercizio, qualche cosa [...] e fosse pure una minima cosa.
Almeno, per intervalla insaniae. Ecco perche' difendo l'intervallo
di cui si fa parola nelle Proposte della Commissione Brocca. Non solo
perche' nei vuoti della scuola che, da studente liceale,
e' cominciata la mia storia professionale (quale che sia stata e
sia) di ricercatore e di insegnante; ma anche e principalmente per la ragione
oggettiva che e' dai buoni rapporti di docenti e discenti con le
aule speciali, con le biblioteche, con i gabinetti scientifici, e dunque
con la coltivazione disinteressata di motivazioni e interessi individuali
e di gruppo, sia scolastici che extrascolastici e parascolastici, che
si fonda a mio parere la buona riuscita stessa dei contenuti della prevista
Riforma. Nel senso, proprio, del rifacimento materiale di una forma, del
rinnovarsi ex novo degli atteggiamenti e delle competenze, della
reinvenzione dei ruoli dell'apprendere/insegnare. In altri termini - prendila
pure, Dino, come una provocazione bella e buona - e' da qui che secondo
me si rifonda la scuola: con l'ingresso naturale, spontaneo, fisiologico
direi, della produttivita' scientifica nella produttivita' didattica,
e viceversa; con la continuita' della presenza di scrittori, storici, scienziati,
filosofi, artisti, politici, giornalisti, editori, sindacalisti, professionisti,
tecnici, manager, sacerdoti delle varie fedi, esperti d'ogni tipo insomma,
in classe; con la incidenza, in ultima analisi, del tempo libero nelle
funzioni scolastiche istituzionali, e di quest'ultime nel tempo libero.
Di cui l'intervallo e' esempio-limite: minimo ma caratteristico. Basta
controllare, del resto, sul vocabolario: sul Grande dizionario della
lingua italiana di Salvatore Battaglia/Giorgio Barberi Squarotti -
poniamo -, per l'appunto alla voce Intervallo, sono descritti ed
illustrati la bellezza di ventuno profili semantici diversamente significativi.
Proprio come le lettere dell'alfabeto dell'italiano; e tutti pedagogicamente
traducibili sul terreno di singole discipline (geografia, storia, geometria,
musica, fisica, scienze naturali, educazione fisica, economia ecc.), o
sul piano metodologico. E qui ci sarebbe un bel saggio pedagogico da scrivere,
avendone il tempo; e magari negli intervalli di tempo, senza dimenticare
il valore figurato del termine: differenza, disparita', divario. Ed
avendo presente la circostanza, non solo lessicale, che dopo termini conseguenziali
del tipo Intervallare, Intervallativo, Intervallato, Intervallista,
Intervallometro, segue un nuovo agglomerato di parole significative,
ma di diversa etimologia: Interveniente, Intervenire, Intervento ecc.
ecc.
Che vuol dire? Forse che l'intervallo
scolastico (le interruzioni delle lezioni, il lasso di tempo tra un'esperienza
didattica ed un'altra, le pause determinate dai periodi di vacanza, brevi
o lunghi che siano, i "vuoti" tecnicamente caratterizzanti l'educazione
ricorrente ecc.), possa comunque dar luogo ad azioni, ad iniziative, ad
attuazioni pedagogiche peculiari? Propenderei per il si'. Farei anzi l'elogio
degli intervalli scolastici. Per questa ragione di fondo: che a leggere
con attenzione il Progetto Berlinguer, e a volere intenderne la "filosofia",
e' della ricerca oltre che della didattica che vi si discorre variamente,
per il dentro e per il fuori la scuola; e' della centralitˆ dello studente
e della sua crescita culturale e capacitˆ critica e di scelta, che
si fa continuamente parola; e' del rapporto tra la quantita' e la qualita'
dell'insegnamento/apprendimento, che si argomenta da piu' punti di vista.
Ma e' specialmente della responsabilitˆ (una parola che ricorre
in oltre dieci luoghi del testo), che si viene a sottolineare l'importanza
strategica nell'ottica della Riforma.
Auguri tanti di buon lavoro, carissimo
Dino, e un abbraccio fraterno
Nicola Siciliani De
Cumis
P.S. Quanto ai presupposti storico-didattici ed esperienziali della mia lettera, ti ricordo che non sono pochi ne' irrilevanti i precisi riferimenti all'intervallo scolastico nel dossier di Ezio
Galiano, "Vecchio Galluppi" un liceo, una citta' Soveria Mannelli
(CZ), 1986 (soprattutto nei contributi di Pasquale e Mario Alcaro, di Maria
e Carmine Donzelli, di Augusto Placanica e Amelia Paparazzo, ed ovviamente
nel tuo e nel mio).
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