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Crotone e dintorni: cooperare, perché?

di Pasquale Mazzà

(Presidente Legacoop Crotone)


Se la Calabria fosse il 26° "Paese" aggiunto all'Unione Europea a 25, i suoi dati socio-economici la posizionerebbero al 26° posto, cioè l'ultimo in fondo alla classifica, anche dietro i paesi ex-comunisti neo comunitari.
Prodotto interno, reddito pro-capite, occupazione, sistema delle infrastrutture e dei servizi: in nessuno dei suddetti indicatori ci scostiamo dal fondo della classifica.
A sua volta, la provincia Crotonese si posiziona in fondo alla classifica tra le cinque province calabresi.
Una continua ricerca di una identità socio-economica "post-industriale" di cui non si riesce ad individuare lo sbocco; re-industrializzazione, agricoltura, turismo e/o servizi.
La mancata capacità di una scelta di fondo, che non per forza deve escludere la integrazione tra le varie possibilità, evitando però le incompatibilità e le incongruenze, ha determinato da un lato un ritardo nell'affrontare i problemi socio-economici sempre più incombenti, a partire dall'occupazione, soprattutto giovanile e scolarizzata, dall'altro si sono inseguiti "miti e chimere" del tipo "Sovvenzione globale" e "Contratto d'area", i cui risultati, in termini occupazionali, non hanno corrisposto alle ingenti risorse messe in campo.
Ho aperto questa breve riflessione sulla "cooperazione" con uno spaccato sulla realtà del Crotonese, non per sottolineare, ancora una volta, i nostri limiti ma per collegare la realtà, con i suoi bisogni, con le iniziative possibili per trasformarla.
Trovarsi al 26° posto della suddetta immaginaria classifica ha un solo vantaggio: si può solo risalire. Ciò detto penso tocchi agli "attori" del territorio "rimboccarsi le maniche", come si diceva una volta, e ognuno per le proprie responsabilità, competenze e potenzialità, "cooperare", dal "basso" e in sinergia, per risalire la china.
Ho usato il termine "cooperare" non a caso e non perché ci "sto dentro", ma perché credo che questa sia la sola possibile per uno sviluppo endogeno che metta insieme le risorse che il territorio può offrire.
Una cooperazione in senso lato, per unire gli sforzi imprenditoriali, professionali e politici del territorio, una cooperazione di "impresa" per mettere assieme risorse economico-professionali, che da sole non avrebbero il peso necessario ad avviare una iniziativa imprenditoriale di successo.
Una "cooperazione" che metta assieme e utilizzi la migliore risorsa che il territorio oggi è in grado di fornire e di cui si ha più disponibilità, la forza lavoro, soprattutto giovanile.
Se è vero, per come risulta dai dati anagrafici della città capoluogo, che negli ultimi otto anni quasi ottomila giovani, tra i 18 e 38 anni, hanno trasferito la loro residenza in altra località, ciò non può che determinare un impoverimento immediato di "saperi", "conoscenza" e "professionalità", ed ipotecare un futuro di anziani ed emarginazione.
Occorre uscire dal circolo vizioso, i giovani vanno via perché non vi sono prospettive per il futuro, non c'è futuro perché i giovani vanno via.
Abbiamo la necessità di fare grandi investimenti, non solo e non tanto finanziari, quanto e soprattutto sulle persone, sui giovani e sulle idee di cui loro sono portatori.
Investire sulle persone significa mettere al centro di ogni iniziativa la capacità dello stare assieme, del collaborare, del fare gruppo, del fare impresa partendo dalle persone e dalle idee prima che dai beni materiali e finanziari, sia pure anch'essi necessari.
Se si concorda con questa analisi e premessa, la "cooperazione" può essere una risposta credibile ad una ipotesi di sviluppo che parta dal "basso", investa la sfera decisionale della "persona", dia una risposta concreta al bisogno di lavoro delle giovani generazioni in fuga verso altri territori.
I dati economici, specifici del mondo cooperativo, dimostrano come in questi ultimi anni, di fronte ad una erosione dell'occupazione, al netto del multiforme e variegato mondo dei lavori variamente aggettivati, che ha investito tutto il mondo imprenditoriale, il sistema cooperativo, non solo ha tenuto, ma ha visto il crescere dell'occupazione interna.
Dato coerente con l'essere cooperativa, dove al centro dell'impresa, quale vero capitale sociale, vi è il "socio" con la sua professionalità e sapere, patrimonio da difendere e preservare.
Nella stessa Calabria il movimento cooperativo presenta dei dati importanti; Legacoop, che è una delle quattro associazioni nazionali, dati 2002, ha 388 cooperative aderenti con 13.000 soci, 2500 occupati e un fatturato di € 67.500.000,00.
In provincia di Crotone, sempre dati 2002, aderenti a Legacoop operano 47 cooperative con 1700 soci e 511 addetti e con € 10.000.000,00 di fatturato.
Numeri non rilevanti in assoluto, ma di un certo rilievo se inseriti nel contesto regionale e provinciale.
Nella recente storia della realtà territoriale crotonese, prima ancora della nascita della provincia, la cooperazione ha svolto un ruolo, non secondario, dello sviluppo a partire da quello agricolo nella fase successiva all'occupazione delle terre e alla riforma agraria.
Neo-agricoltori associati nei vari settori di produzione, olio, vino, ortofrutta, allevamento avicolo e bovino, hanno costituito momenti cooperativi importanti.
L'evoluzione economica del territorio, negli anni 50-80, con lo spostamento della forza lavoro verso l'industria aggiunto ad un deficit imprenditoriale proprio del territorio, in quegli anni, con difficoltà a reperire dirigenti capaci di proiettare la nostra economia agricola, ai primi passi, sui mercati nazionali ed esteri, ha fatto sì che gran parte di quelle esperienze venissero chiuse con grave e irreparabile danno non solo per gli stessi contadini ma e soprattutto per l'economia del territorio.
Le cooperative agricole oggi presenti sul territorio crotonese sono troppo poche per costituire la massa critica necessaria a fare "sistema", la loro incentivazione soprattutto nella produzione di tipicità specifiche del territorio, olio, vino, prodotti caseari e salumi, e con l'inserimento di produttori di una certa consistenza, potrebbe collaborare, con altre iniziative negli altri settori, a dare una valida risposta e impulso per lo sviluppo del territorio.
Sono presenti, ancora, sul territorio cooperative in vari settori dell'economia, ristorazione, pulizie, gestione commerciale, pesca, turismo, archeologia e altro, che, nel loro piccolo, concorrono sia a dare risposte in direzione del lavoro che a fornire beni e servizi per la collettività.
Discorso a parte per le cooperative sociali, la cui missione è quella di dare risposte ai bisogni della gente, quella più svantaggiata e bisognosa di aiuto che lo Stato non sempre, o quasi mai, è in grado di dare.
È questo un settore in cui, pur in presenza di alcune punte di eccellenza, è maggiore il gap tra i bisogni e la capacità del mondo cooperativo a dare le giuste risposte, surrogando le inadempienze e le debolezze del "pubblico", alle domande di aiuto dei "diversamente abili" inteso nell'estensione massima del termine.
Si rincorre l'emergenza, sempre a fatica e in maniera parziale, non si parla affatto della "qualità della vita", del tempo libero e di quant'altro è oggi necessario per definire degli standards di vita accettabili.
Ruolo determinante per qualsiasi politica del e sul "sociale" è quello dell'Amministrazione pubblica, Provincia o Comune che sia, senza i quali è praticamente impossibile programmare e gestire il pur minimo "servizio".
Ho lasciato in fondo la disamina sul settore dell'edilizia, non tanto quello delle costruzioni sul quale i tentativi degli anni '80 non hanno prodotto risultati apprezzabili e duraturi, quanto la cooperazione di abitazione che a partire dagli anni '70 ha costituito un punto di riferimento anche per la cooperazione regionale.
Basti pensare che una sezione della Lega delle Cooperative e Mutue è presente a Crotone prima della nascita ufficiale della Lega regionale.
La crescita demografica degli anni 50-80, determinata dalla presenza dell'apparato industriale e dal suo indotto, aveva avuto, come conseguenza diretta, un riflesso nella domanda di "casa" molto elevata.
Domanda a cui il mercato dell'offerta non era in grado di rispondere, sia in termini quantitativi che per i costi, non accessibili alle retribuzioni operaie di prima generazione. Tutto ciò aveva determinato un disagio sociale, coabitazioni e quanto altro, a cui si era reso necessario dare una risposta.
I tre fattori che hanno consentito questa risposta sono stati: le leggi di finanziamento sulla casa frutto delle lotte sindacali degli anni '60; la lungimiranza dell'Amministrazione comunale del tempo capace di dotare Crotone di un PRG, una tra le poche città calabresi, con dentro aree P.E.E.P. (la famosa legge 167); un movimento cooperativo del settore abitazione capace di attivare tutti i finanziamenti pubblici possibili, utilizzare il poco risparmio dei soci, ricorrere al mercato finanziario per reperire le risorse necessarie per la realizzazione di migliaia di alloggi.
Le cooperative Unitaria, Consorzio Montedison, Scintilla, Benincasa, Oriente, Giove, per citare solo alcune di quelle aderenti a Legacoop, alcune ancor oggi operanti, assieme a tante altre hanno contribuito a realizzare interi quartieri, unendo qualità e prezzo e rispondendo al bisogno primario di migliaia di cittadini.
Anche i pochi casi, che per alterne vicende, hanno dovuto affrontare dei problemi, non sempre semplici, alla fine sono riusciti comunque a dare una risposta positiva ai propri soci.
Oggi questo settore, razionalizzato e professionalizzato, è impegnato alla realizzazione di pezzi di città, alla riqualificazione di interi quartieri, alla dotazione dei servizi all'abitare, con una nuova e più ampia "missione"; trasformarsi da cooperazione di abitazione a cooperazione di "abitanti".
Una cooperazione matura e dotata di professionalità è quella che, oggi, offre al territorio provinciale la sua disponibilità a concorrere per il superamento degli attuali momenti di difficoltà, in ampi settori della vita sociale ed economica, partecipando ai "tavoli" della programmazione e progettazione, potendo contare non solo sulle proprie forze, ma anche sul "sistema" nazionale Legacoop, in mutate condizioni rispetto al passato, non più come mercato da conquistare ma come partner con cui dialogare ed operare.
 



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