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Realtà territoriale e sviluppo

di Gaetano Lumare

(Presidente del Parco scientifico e tecnologico, già Presidente Assindustria Crotone)


Secondo lo storico Daniel Boornstin, "programmare il futuro senza conoscere il passato è come piantare fiori recisi". Diamolo, dunque, uno sguardo al passato di questa città e di questo territorio, forse, comprenderemo il presente e programmeremo meglio il futuro.
I primi coloni greci approdarono da queste parti e s'insediarono essenzialmente per la presenza di acqua, per il mare e per la natura lussureggiante. Si sviluppò il primo modello di società organizzata, Crotone, in pochi anni, primeggiò in agricoltura, negli scambi con le altre colonie della Magna Grecia, nel campo delle arti e dello sport. Ai primi del novecento inizia la rivoluzione industriale del Marchesato Crotonese. Tra il 1916 ed il 1921 subito dopo la prima guerra mondiale. hanno inizio i lavori dei laghi silani per lo sfruttamento delle risorse idriche e la produzione di energia elettrica. Si rompe l'atavico isolamento con i comuni dell'entroterra grazie alla costruzione della ferrovia Calabro-Lucana che collega Papanice, Cutro, Scandale, S. Mauro, Mesoraca, Petilia Policastro ecc., s'insediano i cantieri Ansaldo, nasce il Consorzio di Bonifica della Bassa Valle del Neto per favorire la bonifica e lo sviluppo agricolo della valle. Il 31 marzo del 1919 nasce il Regio Laboratorio Scuola per carpentieri navali, maestri d'ascia e meccanici e più tardi nasce il glorioso liceo "Pitagora". La disponibilità d'acqua e, sopratutto, di energia elettrica, la presenza del porto e della ferrovia fanno sì che nel 1925 s'insedi a Crotone la Montecatini e successivamente la Pertusola. La grande segheria SO.FO.MA (vicino Petilia Policastro) unitamente all'altra segheria Tranquillo & Rossi nella zona industriale di Crotone, utilizzano il legno della Sila dando lavoro a diverse migliaia di persone. Inizia la trasformazione del "Marchesato" dedito prevalentemente all'agricoltura ed alla cura del latifondo in un primo modello di società industriale. Arriva la pagina dolorosa della seconda guerra mondiale che vede la città e le sue industrie bombardate dalle forze alleate. Il dopoguerra porta fame e miseria, aumenta il disagio sociale, iniziano le prime lotte contadine per l'occupazione delle terre che sfociano nei moti di Melissa, allorquando, il 29 ottobre del 1949 le forze dell'ordine uccidono Angelina Mauro, Francesco Nigro e Giovanni Zito, tre braccianti agricoli che partecipavano ad una delle tante occupazioni delle terre. Questo episodio, unitamente ad altri fatti che vedono i contadini per la prima volta organizzati, accelerano il processo già avviato della riforma agraria che culmina con l'esproprio, ai grandi latifondisti, delle terre incolte. Il commercio, i trasporti, soprattutto marittimi, i cantieri navali dei primi maestri d'ascia contribuiscono non poco all'emancipazione economica del territorio. Negli anni seguenti i lavoratori delle grandi fabbriche si organizzano ed anche in questo posto sperduto del sud nasce la cosiddetta classe operaia con alla testa i sindacati; iniziano le lotte per il superamento delle gabbie salariali, le lotte per lo statuto dei lavoratori e per i diritti elementari che una classe imprenditoriale non certo illuminata per molti anni aveva negato. La passione politica pervade la società, il Pci sarà il partito dominante per molti anni, forte, anche, dello zoccolo duro degli operai delle fabbriche. Crotone si "guadagna" l'appellativo di "Stalingrado del Sud". Catanzaro, allora capoluogo di provincia, tenta di controbilanciare lo strapotere della sinistra crotonese con una forte Democrazia cristiana che fa proseliti nella borghesia e nell'emergente ceto medio. Sono anni di grande fermento che vedono una società viva e sempre più coinvolta politicamente e socialmente. I partiti non sono scatole vuote da riempire nell'imminenza delle elezioni, ma la casa comune di molti militanti vogliosi di dire la loro anche su temi di politica nazionale ed internazionale. I giovani partecipano con la passione, l'entusiasmo ed i limiti della loro giovane età. Una società, insomma, in evoluzione, con pochi ma saldi punti di riferimento che sono la famiglia, la politica, i partiti, le istituzioni ed alcuni leader politici che più con la retorica e meno con la demagogia riescono a coagulare consensi e voti per la loro parte politica. Vi è anche spazio per la cultura e mi piace ricordare il "Premio Crotone" che vedeva una giuria presieduta da Giacomo de Benedetti, ed in qualità di componenti: Giogio Bassani, Umberto Bosco, Carlo Emilio Gadda, Alberto Moravia, Leonida Repaci, Mario Sansone, Giuseppe Ungaretti e Rosario Villari che fra gli altri premiarono uno scrittore allora quasi sconosciuto: Leonardo Sciascia, con l'opera "Il giorno della civetta". Gli anni novanta segnano la linea di demarcazione oltre la quale inizia il declino della nostra società e questo avviene con la crisi dello stabilimento Enichem e, successivamente, di Pertusola e Cellulosa Calabra. Nel volgere di pochi anni un intero apparato industriale viene quasi polverizzato. La sfiducia e la protesta dei cittadini la si coglie nel corso delle elezioni comunali del 1996, quando, per la prima volta dal dopoguerra, l'ormai ex Stalingrado del Sud viene conquistata dal centrodestra ed elegge un sindaco di Alleanza Nazionale. Sono trascorsi ottanta anni da quel lontano 1925 quando iniziò il primo insediamento industriale a Crotone e da quando è iniziata la crisi industriale non si riesce a risalire la china. Nemmeno il sogno dell'emancipazione istituzionale a seguito della nascita della Provincia di Crotone e con essa dei nuovi strumenti della programmazione negoziata hanno prodotto gli effetti sperati. Fin qui la storia, se pur a volo d'uccello, come si sol dire, del nostro territorio e dei nostri padri.
Programmare lo sviluppo di un territorio è oggettivamente un esercizio difficile, in una realtà storicamente svantaggiata come quella del crotonese, più è debole il sistema istituzionale, tanto più fragile sarà il tessuto delle imprese e delle economie. E se tornassimo alle origini? Acqua, energia, mare, agricoltura ecc... Acqua ed energia da usare come nuovo volano dello sviluppo, l'istituzione del distretto energetico può diventare un'opportunità formidabile se sapientemente utilizzata. Battiamoci per istituire il Centro Nazionale di Ricerca sulle fonti energetiche rinnovabili, con annesso centro di alta formazione per Energy Manager. Mettiamo in rete gli attuali e futuri produttori di energia perchè lascino le giuste ricadute sul territorio partecipando direttamente a questa ed altre iniziative. Altro elemento è rappresentano dalla disponibilità di energia estratta dal sottosuolo del nostro territorio e dalla presenza di quel gigante dell'economia globale che risponde al nome di Eni. Badate, questa straordinaria dotazione energetica è davvero il più grande tesoro che il destino abbia lasciato in eredità a noi crotonesi. Certo abbiamo avuto la Magna Grecia, Pitagora e quanti altri. Ma ciò che ancora ci lega al mondo dell'economia internazionale, ciò che ancora ci tiene dentro la logica, la cultura e il futuro dell'impresa è quel lungo cordone ombelicale che, dalle viscere del nostro mare sale in superficie e porta il nostro gas in ogni parte d'Italia e forse anche d'Europa. Su questo dobbiamo ragionare in maniera diversa rispetto al passato, scegliendo con chiarezza una posizione di discontinuità con tutte quelle impostazioni che talvolta abbiamo subito in silenzio e con sofferenza. Ragioniamo su questa presenza ormai trentennale di Eni a Crotone, pensiamo all'idea di organizzare una conferenza di programma con i vertici della stessa multinazionale, per progettare e immaginare insieme un futuro possibile per il nostro territorio, a partire dall'idea forza di trasformare questa antica cittadina, in una moderna capitale mediterranea dell'energia (allargare alla produzione di energia da fonti rinnovabili, utilizzo di risorse locali "biomassa", il solare termico, il fotovoltaico, il biodiesel e l'idrogeno).
Riflettiamo insieme sulla grande opportunità rappresentata dal Mediterraneo, la possibilità di essere centrali rispetto alle politiche di sviluppo di tutta l'area Nord Africana ed Asiatica. Parliamo pure di turismo ed agroindustria concentrando i nostri sforzi di programmazione e destinazione delle risorse nelle aree vocate a questi usi evitando inutili dispute campanilistiche. Io non ho ricette miracolistiche, dico semplicemente che è ora di ragionare in termini più sinergici, superare lo scollamento tra soggetti che determinano lo sviluppo, più dialogo non solo con le istituzioni ma con la politica, con chi poi, si assume la responsabilità del governo dei processi di sviluppo. Alle amministrazioni, alla politica, bisogna chiedere una rinnovata motivata e diversa competenza sulle questioni dell'economia e delle imprese per evitare il rincorrere delle emergenze che spesso portano a rimedi peggiori del male. I processi di globalizzazione economica tendono a separare i centri decisionali dalle istituzioni locali e tendono ad asservire anche le politiche locali al volere ed al potere dei mercati globali. È chiaro che per contrastare tutto ciò diventa indispensabile che tutti avvertano l'improrogabilità di un profondo cambiamento della organizzazione della società. Enti pubblici, sindacati, associazioni, scuole, imprese, cittadini, ognuno dal proprio punto di vista, debbono divenire protagonisti del cambiamento, una trasformazione che ha necessariamente bisogno di risposte complesse in termini economici, culturali, tecnologici, normativi, politici, ma anche di atteggiamenti virtuosi, di senso di responsabilità, di partecipazione. Lo snodo è dunque rappresentato da un' attenta analisi e da una convinta scelta di servizi, infrastrutture e sostegni alle imprese, una sorta di "strada dello sviluppo" che ha la propria torre, il proprio palazzetto di vetro, in cui possa nascere una vera e propria agenzia locale dello sviluppo, come sintesi ed espressione del distretto industriale di Crotone. Ebbene iniziamo! facciamo un tentativo, avviamole pure queste prove di dialogo e sano confronto. Per far questo, per rompere l'isolamento e alzare il tasso di competitività e di produttività delle nostre aziende, e della nostra economia in generale, occorre con urgenza ricollocare il "sistema Crotone" nel più articolato contesto regionale calabrese, occorre un vero ed appropriato livello di rappresentanza che eviti la marginalizzazione della nostra provincia. Cominciamo con il coinvolgimento della parte più laboriosa della nostra società, mettiamo dentro presenze qualificanti, coinvolgiamo i giovani, questo grande patrimonio che sono i nostri giovani. Proviamo a stimolare e motivare quanti potenzialmente hanno le motivazioni per affrontare questa sfida, mettiamoci più spirito collettivo, mettiamoci la passione e l'orgoglio, perché no, l'orgoglio dell'appartenenza, l'orgoglio di chi ha la consapevolezza di un passato storico, prodotto di lotte e di progresso conquistato e non regalato, in uno, facciamo sistema. Riscopriamo le nostre radici ed eviteremo di piantare fiori recisi, belli da esporre ma di poca durata.



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