Le politiche del Governo di centro-destra degli ultimi anni hanno inciso
profondamente a collocare Crotone agli ultimi posti delle statistiche nazionali.
L'istruzione non è rimasta indenne dai guasti causati per le scelte sbagliate,
connotate da filosofie neoliberiste e irrispettose dell'identità pubblica della
scuola e dell'università. Basti pensare che in Calabria, negli ultimi tre anni
sono quasi 3000 i posti tagliati in organico, fra docenti e personale
tecnico-ausiliario ed amministrativo. Le recenti immissioni in ruolo soddisfano
solo in minima parte il reale fabbisogno della scuola calabrese e crotonese. Dei
docenti in servizio a tempo indeterminato, si prevede che oltre il 40% andrà a
riposo entro il 2008, con un aumento della precarizzazione che inciderà
negativamente sulla qualità dell'offerta formativa oltre che sulla vita dei
lavoratori della scuola.
La convinzione della maggioranza dei politici locali, che la scuola autonoma
debba crescere e svolgere il proprio difficile ruolo sul territorio in completa
solitudine, peggiora ancora di più la situazione. Il Comune di Crotone, ormai da
circa due anni, non fornisce alle scuole ciò che ad esse serve per svolgere
l'ordinaria attività di gestione, dai registri di classe alla carta igienica.
Per non parlare degli arredi: mancano banchi, sedie, armadi e suppellettili
varie. Il tutto ha spinto i Dirigenti scolastici delle Scuole del primo ciclo
del comune di Crotone, cosa mai accaduta, a scendere in piazza insieme ai
Sindacati, genitori ed associazioni, aprendo un tavolo di confronto che ad oggi
non ha dato risultati.
La Prefettura, il comando comunale dei vigili urbani e l'università sono
ospitati in edifici scolastici, rubando spazi fondamentali per la crescita ed il
futuro dei bambini. Crotone, quindi, "Città europea" secondo l'ex Sindaco
Senatore, insieme al resto della provincia è la novantanovesima su cento
nell'edilizia scolastica. Anche l'istruzione secondaria, nonostante la
realizzazione dei nuovi edifici destinati all'IPSIA e all'Istituto tecnico per
geometri, vive una situazione non facile. La vicenda relativa al Liceo
scientifico, finita sui giornali, basta per tutte.
Nel resto della provincia la situazione non migliora: l'IPSSAR, Istituto
alberghiero nato da pochi anni, meriterebbe maggiore attenzione. Così come i due
istituti agrari di Cutro e Cirò Marina (la Città del vino), rischiano la
chiusura per mancanza di alunni e perché lasciati soli.
Eppure la scuola crotonese ha svolto bene il proprio compito, non dimentichiamo
che molti lavoratori dell'ex Pertusola Sud e Montedison sono stati studenti
dell'ITIS "Donegani", istituto che, negli anni della Crotone protagonista,
forniva parte del carburante che ha alimentato la vita intera di una Città
industrializzata paragonata, nel periodo del "boom economico", alla "Milano del
Sud": il settore della chimica era in piena salute, nonostante l'amianto
seminasse già da allora il suo veleno; la qualità della vita ed il benessere
sociale erano a livelli oggi inimmaginabili, collocandola ai primi posti del
Meridione, era la più moderna città della Calabria.
Il tutto ha avuto la durata di un periodo compreso fra le due grandi guerre e
gli inizi degli anni novanta: in termini storici è uguale alla durata di un clic
fotografico. Troppo presto, infatti, Crotone da prima Città, secondo gli
indicatori statistici socio -economico nazionali, è diventata la prima fra le
ultime.
Alla ricerca di una nuova identità
Percorrendo la S.S. 106, nei pressi del sito industriale, si attraversa il
Cavalcavia, emblema dell'isolamento della città dopo l'alluvione del '96 quando
lo trascinò con violenza in mare insieme alle lotte di migliaia di operai che,
con i loro cartelli, lo avevano attraversato in corteo per rivendicare i diritti
sindacali.
Le vittime provocate, l'isolamento geografico e morale della Città dal resto del
Paese, evidenziarono i limiti strutturali del territorio, gettando nel fango del
fiume Esaro le speranze di una riconversione industriale che mai si era avviata.
Nel 1996 a Crotone è riconosciuta istituzionalmente l'autonomia. Diventa
Provincia portandosi dietro il peso e l'eredità di una grave crisi: una città
collassata che, interrogandosi sul presente, riparte fra mille contraddizioni
avviando faticosamente il percorso per la realizzazione di un nuovo progetto.
Oggi abbiamo una provincia povera, questa è la realtà dei fatti!
Ultimi in qualità della vita, occupazione, sanità, infrastrutture, ecc. Eppure
sono migliaia i Crotonesi che credono ancora in quel progetto, che sia il
turismo o i servizi o magari un'industria ecosostenibile.
Come si può ottenere tutto questo se non si creano le condizioni primarie per
evitare la fuga (non dei cervelli che casomai dovremmo cercare di recuperare!),
dei tanti che sono in cerca di un futuro migliore, degli studenti, dei
lavoratori, dei turisti.
Oggi la Conoscenza può rappresentare la leva per un diverso sviluppo del
Mezzogiorno limitando l'azione devastante della mafia, che si annida come una
serpe nelle istituzioni e nelle strade, consentendo l'affermazione dei diritti,
della legalità e della sicurezza, sottraendo il territorio dal degrado nel quale
si trova, con una dispersione scolastica fra le più alte della Regione.
Ad una qualità dell'istruzione fortemente condizionata dagli enormi disagi che
caratterizzano la scuola crotonese (un sistema di trasporti inadeguato, le
carenze strutturali delle scuole, la mancanza di sussidi, di una politica
concertativa fra Enti locali, imprenditoriali e parti sociali) bisogna
aggiungere le politiche degli ultimi anni del governo di centro-destra che hanno
contribuito in maniera determinante ad aumentare l'enorme divario che separa
Crotone dal resto del Paese.
Assistiamo impotenti ad una crescita dell'ignoranza con un divario ancora più
profondo e pericoloso tra coloro che hanno le conoscenze da coloro che non le
hanno: il rischio è quello di ferire la democrazia, creando in un mondo
globalizzato delle profonde disuguaglianze che allontanano ancora di più gli
esseri umani.
Solo il Sapere e la Conoscenza possono fermare questo pericolo. Conoscere
significa minor solitudine, meno povertà, più ricchezza, solidarietà e giustizia
sociale.
Cosa sarebbero oggi centri come Isola Capo Rizzuto, Cutro, Petilia Policastro,
solo per citarne alcuni, se la scuola non svolgesse il difficile ruolo nella
formazione alla democrazia e alla legalità, se non assumesse la democrazia come
prassi diventando il laboratorio dove si praticano le regole della democrazia?
Occorre necessariamente una nuova attenzione da parte delle istituzioni al mondo
della Scuola e della Conoscenza. Dedicarle maggior tempo, programmare e definire
insieme ai soggetti chiamati in causa: Enti locali, associazioni, genitori e
studenti, gli interventi per il buon funzionamento, per la sicurezza, per
l'evasione e l'esclusione delle categorie più deboli e quindi più bisognose.
Rendere la scuola palestra di democrazia dove il sapere e la conoscenza possono
essere fruiti non come una merce ma come bene comune per la pace, la democrazia
e lo sviluppo sostenibile.