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Agricoltura ed energia

di Martino Barretta

(Responsabile settore Comunicazione Confederazione Italiana Agricoltori - Crotone)


Il protocollo di Kyoto è entrato in vigore e prevede, entro il 2012, la riduzione di emissioni inquinanti del 6,5% e il raddoppio della quota di energia da fonti rinnovabili, dal 6 al 12%.
Gli effetti dannosi prodotti dall'aumento dei consumi di energia, ottenuta dai combustibili fossili, uniti all'esaurimento di questo tipo di risorse, fanno sì che si ricorra in fretta all'impiego di fonti rinnovabili di energia. Tra queste la biomassa, ed in modo particolare la coltivazione di piante dedicate ad uso energetico (pioppo, eucaliptus, rubinia, miscantus ecc.) può giocare un ruolo importante e portante. Infatti, l'agricoltura può contribuire in maniera
significativa sia al risparmio energetico che alla produzione di energie rinnovabili attraverso lo sviluppo delle filiere delle biomasse, dell'eolico, del solare e dell'idroelettrico.

Interventi in materia di bioenergia
L'agricoltura è l'unico settore economico che attraverso la sua attività riduce l'anidride carbonica, produce ossigeno e soprattutto può contribuire alla
formazione di energia rinnovabile.
Le fonti energetiche rinnovabili possono contribuire non solo a ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia e a migliorare la sicurezza dell'approvvigionamento, ma anche a dare un deciso apporto ambientale riducendo le emissioni di anidride carbonica, il tutto favorito da una nuova "Politica agricola comunitaria" (Pac) che con il disaccoppiamento (pagamento unico) può favorire lo sviluppo delle fonti alternative. Infatti, con la nuova riformulazione della Pac, l'agricoltore è più libero e la bioenergia potrà essere una grande opportunità per l'impresa, visto anche il contributo economico che la UE ha previsto per la coltivazione di queste piante. In sintesi l'agricoltore che vuole destinare il suo fondo alla coltivazione di queste piante, oltre a percepire il premio disaccoppiato, percepisce un ulteriore premio dall'UE ed il reddito derivante dal taglio delle piantagioni, per cui facendo un calcolo costi/ricavi per l'agricoltore si verificano degli introiti positivi.
Nella provincia di Crotone in questi ultimi tempi si sta verificando ad opera di alcune società, che con l'agricoltura hanno a che fare ben poco, un
forte e dinamico interesse attorno alla coltivazione di piante dedicate ad uso energetico, cercando di stipulare contratti di fitto con gli agricoltori, che per dieci anni dovrebbero cedere a queste società i loro terreni per destinarli alla coltivazione di piante energetiche. Certamente non si tratta di benefattori,
ma di gruppi interessati a dei tornaconti sostanziosi, che hanno capito come dietro la coltivazione delle biomasse esiste un business di tutto rispetto,
attraverso cui si tende a prelevare il valore aggiunto che dovrebbe toccare agli agricoltori.
Dietro questo fervido interesse si nascondono diverse motivazioni quali:
1° la presenza di 3 centrali di biomassa dislocate sul territorio provinciale con forte richiesta di materiale da impiegare per produrre energia;
2° le difficoltà di reperire il prodotto, viste anche le proteste della gente per l'esbosco della Sila;
3° le politiche UE volte ad incentivare economicamente la coltivazione delle piante dedicate;
4° le tematiche ambientali e quelle energetiche, oggi stanno assumendo una grande importanza, tutti gli stati stanno rivedendo la propria politica energetica, incentivando l'uso di energia alternativa. Chiaramente l'obiettivo è quello di monopolizzare la coltivazione di biomassa, sfruttare gli interventi comunitari, statali e regionali, e come sempre all'agricoltore non rimarrà nulla, se non dopo dieci anni un terreno sfruttato ed impoverito.
Bisogna respingere con forza questo tentativo prodotto da questi gruppi di affari, l'agricoltura e gli agricoltori debbono entrare a pieno titolo nel
panorama dell'energia, l'agricoltore può coltivare, produrre e vendere energia, creando così sviluppo economico locale, occupazione, miglioramento
ambientale. La coltivazione di fonti energetiche in larga scala potrà creare un indotto in grado di fornire nuovi impulsi al terziario agricolo ed all'industria di trasformazione. Verranno a crearsi nuove opportunità non solo per gli agricoltori.
Puntare sull'energia rinnovabile con il contributo del mondo agricolo è possibile soprattutto se questo avverrà con un accordo quadro tra agricoltori, imprese trasformatrici, istituzioni ed enti di ricerca (parco tecnologico). Tutti insieme per delineare e realizzare un progetto di filiera per la produzione e il consumo di bioenergia.

 



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