Il rigore morale, la coerenza estrema, i grandi ideali rappresentano oggi qualità rare, negli uomini della cultura e della politica; qualità che, tuttavia, con il rischio di passare per anacronistici ed inattuali, riteniamo estremamente significative ed irrinunciabili. Da qui la convinzione che quel che manca nella mediocre realtà politica e culturale presente è la testimonianza seria e sofferta. Protagonista e testimone indimenticabile del suo tempo fu Francesco Cacciatore (1904-1983), uomo politico salernitano, dirigente sindacale, consigliere provinciale e comunale, insigne esponente del Foro salernitano, instancabile combattente di tante battaglie del movimento operaio.
Per ricordarne il centenario della nascita vengono ora ripubblicati gli interventi, i discorsi, le testimonianze (G. Cacciatore – L. Rossi (a cura di), Ricordo di Francesco Cacciatore, Plectica, Salerno 2005) che furono pronunciati il 12 aprile 1985 in occasione della presentazione del volume che raccoglieva alcuni dei discorsi e degli scritti più significativi di Francesco Cacciatore.
La vita umana, culturale e politica di Francesco Cacciatore- ma preferiva farsi chiamare Cecchino- fu segnata dall’adesione al partito di Turati e di Matteotti nel 1923 e, quindi, al Socialismo.
Nella sua acuta Prefazione (dalla quale ricaveremo alcuni spunti) Pasquale Villani sottolinea che l’obiettivo prioritario dell’impegno politico di Cecchino Cacciatore fu l’unità della sinistra e del movimento operaio. Altro suo convincimento fu che i “valori ideali sono essenziali se l’uomo e le masse vogliono davvero trasformare la società” (p. 15). Sorretto, guidato e illuminato da tali convincimenti pagò, ovviamente, un prezzo notevole in termini di gestione del potere governativo e non, che rifiutò non in base ad una posizione “settaria, ribellistica di chi si pone sempre e comunque contro il potere. Anzi nella sua attività ha dimostrato il contrario. Ha dimostrato che il potere, più o meno consistente, gestito con competenza, sacrificio, dedizione, sorretto da una linea di fondo di giustizia e di liberazione, può e deve far compiere passi avanti- piccoli o grandi a seconda delle circostanze- alla condizione e alla coscienza delle masse al cui destino si è legata la propria vita” (p.16 ).
Tutte le testimonianze contenute in questo libro sono espressione di personalità appartenenti a schieramenti politici diversi ( G.Amarante, P.Amendola, E.D’Aniello, G.Di Marino, V.Martuscelli, A.Menna, V.Provenza, S.Valitutti,G.Voria ), il che “sta a dimostrare, ancora una volta che se in Cecchino Cacciatore vi fu rigore e massima coerenza, non vi fu però mai settaria chiusura politica”(p.14).
Antifascista intransigente, da sempre e per sempre, amato e legato agli operai e ai contadini, sempre dalla parte della povera gente, si impegnò costantemente anche nell’organizzazione per la rinascita del Mezzogiorno, del movimento contadino, del movimento internazionale per la pace.
La speranza che possiamo nutrire è quella che la lettura degli scritti e dei discorsi di Cecchino Cacciatore e delle sue testimonianze appena ripubblicate, possa “proprio quando oggi sembra trionfare il più asettico pragmatismo privo di slanci e di aspirazioni ideali, contribuire a indicare qualcosa di duraturo e di importante per rilanciare le necessarie battaglie dell’oggi e del domani in quel conflitto, che certo si presenta in forme nuove ma che non è mai sopito, tra il privilegio e il bisogno”(p.17).