A “Terra Madre”, l’incontro mondiale tra le Comunità del cibo, svoltosi a Torino in
contemporanea col Salone del Gusto, si sono incontrati i rappresentanti di un modello
sostenibile di produzione e distribuzione del cibo, un modello che tenga conto innanzi
tutto delle risorse ambientali, degli equilibri del pianeta, della qualità dei prodotti, ma
anche della vita dei lavoratori.
Ne sono arrivati cinquemila da tutto il mondo come rappresentanti delle “Comunità
del cibo”, tutti operatori del settore agroalimentare, partendo dalle materie prime, fino
alla promozione ed all’informazione .
L’intento di Terra Madre è quello di riscoprire e rivalutare ciò che riguarda il cibo,
dalla selezione delle sementi del grano, alla coltivazione, alla panificazione, alla
rivendita.
E’ stato un ricco ed entusiasmante scambio di saperi, testimonianze e conoscenze dei
diversi luoghi della terra, che però possono essere realizzati in molti contesti.
Le Comunità del cibo, che operano nell’agricoltura, nella pesca, nell’allevamento si
sono messe, così, in contatto tra loro per un obiettivo comune: produrre e distribuire
il cibo senza distruggere gli equilibri planetari, tenendo conto delle risorse
dell’ambiente e della qualità dei prodotti, rispettando la vita e il lavoro.
Tra di loro c’era la fiduciaria di Slow Food Convivium Soverato “362”, Marisa
Gigliotti, che ha partecipato come delegazione alla costruzione dell’evento di Terra
Madre: "non è semplice mettere ordine dentro noi stessi – ci dice la fiduciaria
soveratese – dopo l’esperienza unica che abbiamo vissuto durante un evento che ha
riproposto la fraternità tra gli individui come metodo e come valore".
Perchè tanta emozione ?
"La nostra delegazione ha partecipato ai seminari, abbiamo conosciuto così i
problemi che i vari paesi vivono, abbiamo scambiato conoscenze sulle soluzioni che
ogni comunità pratica nel proprio paese, non un piangersi addosso, ma un utile
apprendimento"
Quale seminario ha ritenuto più interessante?
"Personalmente ho seguito quello sull’acqua, entrando in contatto con le comunità
del Kenya, dell’ Arizona, del Messico, dell’India, scoprendo come la saggezza di
quei mondi contadini sta consentendo la salvaguardia dei territori: interessanti le
proposte di sistemi di irrigazione, sulla selezione del mais in funzione della capacità
del terreno di trattenere l’acqua e di coltivare in condizioni di siccità estreme"
E così scopriamo anche noi che ci sono piante che possono essere utilizzate in tutte le
loro parti, come il “moringa” del Kenya, che sta risolvendo i problemi della
nutrizione, del medicamento e del materiale legnoso in una zona arida dove il lavoro
delle donne in campagna è particolarmente difficile".
La fiduciaria è un fiume in piena: ci parla anche del seminario sui problemi relativi
alla “Guarigione dei terreni” che "ci ha fatto riflettere sulla vera definizione di
agricoltura sostenibile: il degrado dei terreni in Africa, come in America, è
riconducibile al denominatore comune della scarsità di animali".
Le semplici ed efficaci regole dei contadini sono state dimenticate ed i terreni agricoli
vengono sfruttati al massimo.
Una comunità francese ha proposto per situazioni particolari di "utilizzare piante
che ripristinano la struttura del suolo avendo radici profonde, spargendole
direttamente attraverso la parte retrostante delle macchine utilizzate per la raccolta
del grano".
Anche da noi, dice la Gigliotti, terreni di Comuni come Decollatura versano in
situazioni gravi, determinate dai cicli intensivi e dal ricorso alla spirale dei disserbanti
chimici.
Non meno interessante il seminario sull’olio, dove la comunità dell’olio della
Calabria era rappresentata da Francesco Migliarese, e quello sulla piccola pesca, nel
quale hanno portato la propria esperienza i pescatori del pesce spada di Scilla, i quali
si sono confrontati con i pescatori dell’Irlanda, della Guinea, degli USA, dell’Olanda,
del Giappone e della Norvegia sulle tematiche della difesa sei piccoli pescatori e della
tutela dei consumatori.
E sulla produzione biologica?
"Abbiamo seguito il seminario “A scuola di vita, a scuola di agricoltura”, ed
ascoltato le esperienze nel mondo del singolare rapporto tra l’agricoltura ed il sistema
formativo, facendo tesoro dell’esperienza di Alice Waters, leader della Comunità dei
produttori biologici della California, che sta lavorando come chef al servizio
“dell’orto scolastico”: lavoreremo anche noi su questa proposta, grazie alla
disponibilità di un gruppo d’insegnanti e sull’opportunità che offre l’orto botanico di
Soverato e l’azienda Migliarese che mette a disposizione le piantine".
Quindi la fiduciaria dello Slow Food soveratese, che sta operando con molta
incisività sul territorio per la riscoperta e la valorizzazione dei prodotti tipici ed è
diventato una significativa realtà, sottolinea come la gastronomia è una cosa
complessa nella quale coesistono "l’economia, l’agricoltura, l’economia politica in
un inscindibile rapporto tra agricoltura, storia e diritto".
Come dire, senza agricoltura la gastronomia non serve a niente, oltre ai cuochi
bisogna guardare ai produttori, a quelli che nel mondo con il loro lavoro producono il
cibo, salvando il pianeta, ai saperi dei contadini, di cui la scienza ufficiale deve tenere
conto, alla costruzione di una rete, la rete iniziata da Terra Madre "per dare dignità
al lavoro di tanti produttori locali, che la logica della grande distribuzione
penalizza".