Costituire un “marchio ombrello territoriale” per una valorizzazione complessiva dell’intero
territorio della Sibaritide. Puntare all’aggregazione della produzione di tipo “multifiliera”, cioè far
confluire sotto un unico marchio diverse filiere di produzione, dall’ortofrutta alla carne, al vino,
all’olio. Rafforzare il rapporto tra prodotto e territorio, senza trascurare l’elemento fondamentale
dell’attrattività turistica e agrituristica.
Non è un progetto di marketing qualsiasi, ma una realtà, una nuova realtà che si affaccia sul
panorama imprenditoriale e produttivo della Calabria e del Mezzogiorno, con elementi di originalità
senza precedenti in tutto il territorio nazionale. E’ il D.A.Q. (Distretto Agroalimentare di Qualità) di
Sibari, che nasce per volontà di diecimila cittadini dell’intera provincia di Cosenza, di 31 consigli
comunali e del consiglio provinciale di Cosenza. La legge regionale che lo ha istituito è una legge di
“iniziativa popolare”, la prima in Calabria, che di fatto concretizza il principio della democrazia
partecipativa. I cittadini che hanno promosso il Distretto, da destinatari ultimi delle decisioni
legislative di chi li governa divengono gli ideatori di un qualcosa di cui loro stessi sperimenteranno
pregi e difetti, positività e negatività.
Fa un certo effetto constatare che un territorio come quello della Sibaritide non ha voluto per
nessuna ragione rassegnarsi al triste destino di vedersi trasformato in territorio-pattumiera, sede di
gassifici, discariche e centrali elettriche, ma ha saputo costruirsi un futuro in tutt’altra direzione,
dando vita ad un progetto che punti alla valorizzazione qualitativa delle risorse di cui dispone.
“Miriamo a raggiungere una qualità intrinseca del prodotto raccontandolo attraverso il mito di
Sibari”. Con queste parole esprime tutta la sua soddisfazione Antonio Schiavelli, imprenditore
intelligente, amministratore delegato del gruppo "Sibarit Osas", che è stato il coordinatore
dell’iniziativa per l’approvazione della legge. E’ lui a raccontarci l’iter che ha portato alla creazione
del Distretto.
“La legge di Orientamento del 5 marzo 2001 n. 57 – ricorda Schiavelli – prevede l’istituzione
di distretti rurali e agroalimentari di qualità e demanda alle Regioni la competenza
dell’individuazione della perimetrazione e della definizione funzionale e operativa dei distretti.
Dopo molti seminari scientifici, convegni e confronti con le organizzazioni di categoria, le
cooperative e le associazioni di allevatori, decidemmo di avanzare una proposta di legge con il
meccanismo della proposta popolare. Nel dicembre 2002, su richiesta di un gruppo di produttori, la
Regione ci consegnava i moduli per la raccolta delle firme a supporto della proposta di legge. Sono
state raccolte poco meno di diecimila firme, che insieme con le deliberazioni dei consigli comunali
di 31 comuni e con la deliberazione del Consiglio Provinciale di Cosenza, depositammo nel giugno
2003. La verifica dei documenti si concluse nel settembre 2003 e i conseguenti atti vennero inoltrati
all’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale della Calabria. Nel giugno 2004 la Seconda
Commissione Consiliare Regionale, sentiti i proponenti, approvò all'unanimità e senza
emendamenti la proposta di legge. Il Consiglio Regionale, nella seduta del 13 ottobre 2004, approvò
all’unanimità il testo senza apportare modifiche e licenziò la legge n. 21 del 19/10/2004”.
Dalla Calabria, dunque, un esempio di partecipazione diretta dei cittadini alle scelte decisionali
che li riguardano. “Fa onore alla Calabria – commenta Schiavelli – che sia stata approvata una legge
di iniziativa popolare che non ha precedenti nel panorama nazionale. E' questo un segno di grande
maturità delle popolazioni interessate. I distretti funzionano se c'è una consapevolezza diffusa della
bontà della loro funzione nel territorio di appartenenza. Nella piana di Sibari questa consapevolezza
c'è e la nascita del distretto lo ha dimostrato”.
Il D.A.Q. di Sibari presenta un’indubbia originalità anche nella sua organizzazione, poiché
vede impegnati, da un lato, il comitato di indirizzo, di cui fanno parte i Comuni, l’Università, la
Provincia, dall'altro, il soggetto privato, con una decina di imprese coinvolte. “Abbiamo voluto
coniugare – spiega Schiavelli – l’elemento pubblico con l’elemento privato, sintetizzando così
quello che mi piace chiamare un sistema concertativo permanente. Il comitato sintetizza le
rappresentanze istituzionali e le rappresentanze datoriali e dei lavoratori, e ha lo scopo di assicurare
unicità di intenti e coordinamento politico in riferimento alle tematiche dell’agricoltura,
dell’agroalimentare, dell’agroindustriale e dell’agriturismo”.