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Emergenze politiche e sviluppo in Calabria
Le proposte del Sindacato

di Vladimiro Sacco


Negli ultimi anni le scelte inique del governo Berlusconi avevano già fatto sentire i loro effetti devastanti sulla economia del paese ed in particolare del Mezzogiorno. La inadeguatezza della gestione Chiaravalloti, l'azione fallimentare delle sue giunte hanno fatto addirittura eco alle negatività con le quali i calabresi da anni sono costretti a fare i conti. Che la Calabria da tempo fosse costretta a vivere con tassi di crescita irrisori era noto, che ai disoccupati non venissero date risposte adeguate, era evidente, ma mai si sarebbe pensato di dover avere a che fare con un crescente aumento di nuove povertà. Il sempre più largo uso della cassa integrazione nelle poche aziende produttive rimaste, la contrazione degli occupati con centinaia di licenziati ogni mese, che nelle migliori condizioni, grazie agli ammortizzatori sociali, vedono spostata solo di qualche anno la condizione di senza reddito, alimenta una nuova schiera di famiglie spesso sotto la soglia di povertà. A tutto ciò si aggiunge che sovente le poche opportunità di lavoro sono state ricondotte da tempo pieno a parziale e spesso il lavoro è precario e sottopagato. Il 2004 si presentava già con un processo di forte declino e degrado dell'economia calabrese, al quale la giunta regionale non solo continua a non dare le risposte adeguate ma, incredibilmente, continua a negarne l'evidenza. Con questa sofferenza e con l'assenza di una politica regionale adeguata la provincia di Cosenza è costretta a fare in conti: vengono pressoché cancellati interi settori ed insediamenti storici del debole tessuto industriale come il tessile, il calzaturiero, il bosco legno, l'edilizia. Insieme con questi scompaiono anche imprese dei settori industriali più innovativi come le installazioni telefoniche, l'informatica, la telematica, senza che siano state date alternative di rilancio e/o riconversione.
CGIL, CISL e UIL della provincia cosentina per tali ragioni hanno proclamato, il 2 marzo, uno sciopero generale al quale hanno partecipato oltre 20.000 persone. Le OO.SS. sottolineano, peraltro, che anche altre imprese come quelle dell'agroindustria, della zootecnia, del turismo arrancano coinvolgendo nella spirale negativa le attività del terziario avanzato dei servizi all'impresa, i trasporti, il credito. Su quest'ultimo si evidenzia la strategicità del settore richiamando la regione all'attivazione, immediata e fondamentale, della "consulta regionale sul credito". Il sindacato, nel sottolineare il venir meno della programmazione negoziata e della concertazione, richiama l'assenza delle associazioni datoriali, che hanno abbandonato quella fase che era centrata sulla valorizzazione delle risorse locali supportata dalla cooperazione dei soggetti sociali. Più complessivamente fa notare come il neocentralismo regionale e la subalternità alle scelte del governo nazionale hanno consolidato un governo della regione caratterizzato, non solo dall'incapacità di attrarre risorse pubbliche ed investitori privati, ma anche dallo spreco e dall'inefficienza, di cui pagano le conseguenze in primo luogo i lavoratori, i cittadini, i pensionati, le famiglie ed anche gli imprenditori onesti, gli operatori economici responsabili. Per il superamento di questo sempre più crescente stato di degrado, il sindacato cosentino propone la individuazione di "aree territoriali omogenee", contesti territoriali organici: aree urbane, aree montane e rurali, parchi naturali, comprensori costieri, aree a vocazione di sviluppo integrato agricolo-industriale- turistico, ricchi di risorse e potenzialità inespresse. In queste aree sarà possibile innescare processi di crescita sociale, creare nuove occasioni di lavoro, buona impresa partendo dal recupero, dal restauro, dalla valorizzazione durevole delle preesistenze: patrimonio naturale, artistico, archeologico, culturale, ambientale, artigianale, alimentare, industriale. Si sottolinea, altresì, la necessità di modernizzazione delle reti e delle infrastrutture affermando fermamente che l'ambiente, l'acqua, gli stessi rifiuti che produciamo, possono trasformarsi da problemi in risorse strategiche, costruendo, intorno ad esse, buona impresa e buon lavoro, rafforzando le reti di servizio sia per gli usi civili che per quelli agricoli e industriali. La Regione deve adeguare la programmazione e la progettualità dei cicli integrati delle acque, dell'energia, dei rifiuti, ecc.. In tal senso diventa indispensabile anche una concreta ed adeguata pianificazione del sistema dei trasporti che sappia guardare sia alle reti lunghe che a quelle corte. Un posto di rilievo, inoltre, assume la valorizzazione delle risorse umane che potrebbero rivelarsi il vero motore dello sviluppo economico regionale. Va, quindi, sostenuto e messo in rete il sistema universitario calabrese, sostenendolo, adeguando l'accesso all'istruzione, promuovendo la ricerca e l'innovazione tecnologica, valorizzando i nuovi saperi ed i talenti.
Le difficoltà della provincia di Cosenza sono difficoltà di tutta la regione Calabria e la crisi appartiene a tutto il popolo calabrese che vede ogni giorno cessare l'attività di qualcuna delle poche imprese che con fatica da anni operano nel nostro territorio regionale. CGIL, CISL, UIL Calabresi con "Costruiamo il futuro della Calabria" hanno chiamato a raccolta circa 30.000 persone nello sciopero generale della regione il 28 aprile 2004. Il sindacato regionale ribadisce ulteriormente che le proteste che oramai provengono da tutti i territori calabresi lamentano una crescente inadeguatezza di una politica regionale di coordinamento ed integrazione delle risorse finalizzate a creare lavoro ed a difendere quello esistente nello già scarno tessuto industriale. Si svuotano e si depotenziano gli strumenti a sostegno, a partire dal POR Calabria, con la conseguenza che i Fondi Comunitari non stanno costituendo, come doveva essere, un valore aggiunto per lo sviluppo. Si accumulano ritardi notevoli e viene registrata una qualità scadente ed una disattenzione delle regole comunitarie. Con lo sciopero si è inteso sostenere la necessità di un sistema integrato di politiche attive del lavoro adeguando da una parte, con celerità, la funzionalità dei Centri per l'Impiego e dall'altra intervenendo con urgenza sulla predisposizione di un piano credibile per la stabilizzazione del bacino dei lavoratori LSU LPU. Si sottolinea, inoltre, l'importanza dell'intero sistema scolastico regionale che ha bisogno di una effettiva integrazione tra Università, scuola e formazione, garantendo da una parte il diritto allo studio ed avendo la capacità, dall'altra, di orientamento, inserimento e reinserimento nel mondo del lavoro. Si sostiene che un disegno credibile di politiche industriali e dell'artigianato nell'ambito di filiere e reti di imprese non può prescindere da una politica regionale programmatoria che la intrecci e la metta in sinergia con le risorse locali agroalimentari, del legno, dell'ambiente, del turismo, dei beni culturali. Non trascurando la necessità del supporto tecnologico e, quindi, della opportunità di costruzione delle reti locali del consolidamento e sviluppo della società dell'informazione, delle politiche per l'innovazione e la ricerca. Parlando della necessità ed adeguatezza della politica regionale dell'ambiente e delle reti viene sottolineata l'urgenza per la sistemazione del sistema viario soprattutto per l'ammodernamento in tempi ragionevoli della A/3 e della S.S. 106, la valorizzazione della portualità a partire dallo sviluppo della logistica ed intermodalità di Gioia Tauro, non trascurando la necessità dell'alta velocità tra Battipaglia e Villa San Giovanni. Nel sistema viario viene evidenziato la necessità dell'investimento sulla mobilità regionale e quindi su tutto il sistema del trasporto locale anche finalizzato al recupero delle aree interne. Viene affermato che la risorsa del turismo può essere accresciuta solo in un contesto che ne allarghi e ne esalti l'offerta di tipo culturale, ambientale, ricettiva. Un capitolo importante riveste il welfare calabrese di cui si sottolinea la scarsezza dei servizi in qualità ed in quantità. Si richiedono maggiori risorse destinate ai servizi sociali e si riafferma che il diritto alla salute resta un diritto fondamentale che passa attraverso la centralità del sistema pubblico creando una rete di servizi territoriali alternativi all'ospedale, che preveda l'integrazione socio- sanitaria, e guardi con immediatezza alla riorganizzazione interna delle Aziende. In questo contesto di grave difficoltà economica e sociale per il sindacato risulta importante l'utilizzo di strumenti di sostegno quale può essere il Reddito Minimo d'Inserimento. Più complessivamente il sindacato calabrese evidenzia che la programmazione negoziata ai vari livelli territoriali è indispensabile per la ripresa economica ed il rilancio dello sviluppo calabrese. Le politiche regionali sono fondamentali in tal senso, a partire da quelle sul Ciclo delle Acque, alle Infrastrutture, alla Sicurezza e alla Legalità che necessitano con immediatezza di una capacità di coordinamento per il monitoraggio di tutti gli strumenti legati alla Programmazione Negoziata. Si deve purtroppo registrare che dallo scorso aprile ad oggi nulla è cambiato nell'atteggiamento della Giunta Regionale e del suo Presidente Chiaravalloti. Intanto, mentre le risorse del POR vengono vanificate, altri lavoratori si iscrivono al percorso delle nuove povertà, da aprile ad oggi oltre mille lavoratori hanno perso il posto di lavoro e tanti si apprestano a perderlo, tra questi molte centinaia di lavoratori del tessile (uno degli insediamenti storici più importanti dell'economia calabrese).



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Walter Belmonte