Più d'uno, probabilmente, potrà non trovarsi in sintonia con l'approccio interpretativo
che attraversa "Economia totale e mondo della vita", l'ultima fatica di Mario Alcaro,
Professore di Storia della Filosofia all'Università della Calabria.
Un volumetto agile e leggero, nell'impostazione come nei contenuti, anche se di
indubbia qualità analitica, che rischia addirittura di passare quasi inosservato, vista la
sobrietà della veste grafica, ma che, una volta "scoperto" e decifrato nella sua
indiscutibile matrice "antiborghese" e marxiana, sarebbe un grave torto ed una
imperdonabile leggerezza intellettuale, assimilare ad un prodotto di pura propaganda
ideologica o, ancora peggio, all'ennesimo "manifesto" delle idee e delle azioni di
certa parte politica, che tutto punta a sovvertire e a cambiare, nella sua decisa critica
del sistema e dei suoi apparati istituzionali, economici, politici e culturali,
penalizzanti per larga parte della società.
Chi, fosse eventualmente attratto da questo tipo di lettura e, troppo sbrigativamente,
decidesse di muoversi in questa direzione, commetterebbe un errore grossolano.
Noi, dopo aver letto questo assai stuzzicante contributo di riflessione sulla società del
nostro tempo, le sue caratteristiche e la sua "unidirezionalità ultracapitalistica", ci
schieriamo senza dubbi dalla parte che consideriamo giusta e corretta, vale a dire tra
quanti e saranno certamente i più non tarderanno a riconoscere che Alcaro, con
questo lavoro, è riuscito a mettere in piedi una riflessione certamente stimolante ma,
ancor più, di indiscutibile utilità.
Una raccolta di idee e di valutazioni che mette in luce la forte idealità dell'autore e la
sua passione, il gusto e l'attrazione che egli prova per un impegno politico frutto del
confronto e dell'analisi, e dunque sganciato da qualsiasi pregiudizio o limitazione
verso tale impostazione.
In questo senso, va compresa e condivisa la sua preoccupazione che la crisi della
politica e dei suoi protagonisti, la mancanza di idee e di proposte, del coraggio di
compiere scelte non sempre facili né risolutive, prevalga ed ammorbi, ancora una
volta, la volontà e la passione dei tanti e Alcaro certamente è uno di questi - che
invece a questa disciplina vogliono e sentono di dare un contributo.
Alcaro, va ricordato, non è nuovo a questo tipo di esperienze. Egli non è solo un fine
studioso dell'esperienza filosofica, ma uno dei protagonisti di "Ora Locale", quella
palestra di discussione e di confronto meridionalistico diventata in questi anni uno dei
punti più seri e qualificati del dibattito attorno a questa antica e dibattuta questione,
cui sono legati forse alcuni tra i migliori contributi investigativi e analitici della storia
del sud e del suo ruolo negli equilibri economico-sociali del Paese.
E' da lì' riprendendo alcuni temi sviluppati anche su "Critica Marxista" - che
Alcaro parte per mettere in piedi la sua forte critica al sistema, attraverso una
concezione della politica intesa come <potenziamento della vita> e in grado, tra
l'altro, di <ricucire i legami sociali e ridare senso comune alla collettività>.
Da qui, da questo senso rinnovato dell'azione e della finalità che debbono animare la
politica, Alcaro auspica e prefigura possa riprendere vigore e significato l'idea di
comunità, in rapporto alla quale è possibile disegnare uno scenario nuovo e
costruttivo dell'agire quotidiano che ripone al centro l'uomo e le sue esigenze.
Qui, in questa nuova dimensione della politica e dei suoi obiettivi, prende forma la
protesta di Alcaro, "indignato" e "rattristato" per ciò che avviene nel mondo. In
Europa. Nel nostro Paese. Per la difficoltà, ad esempio, di stabilire con chiarezza i
confini e le differenze tra destra e sinistra, tra <un certo modello di sviluppo che
produce crescita economica ma non progresso umano, e uno sviluppo alternativo che
difende la dimensione umana della vita, il buon vivere, la vita buona, contro la
mercificazione, l'artificializzazione, la manipolazione esasperata del mondo
contemporaneo>; tra chi, come la destra liberista, è per <una crescita economica e
una innovazione tecnologica che non producono progresso sociale (in termini di
istruzione, gioia di vivere, relazioni sociali, solidarietà etc.) e chi, al contrario, <deve
progettare uno sviluppo alternativo sottratto alla manipolazione predatrice, uno
sviluppo capace di potenziare, anzicchè deteriorare, la qualità umana della nostra
esistenza>.
Qui, si inserisce anche il "no" di Alcaro verso una globalizzazione che, se pure, per
molti aspetti, rappresenta un processo inarrestabile, <è intesa esclusivamente come
globalizzazione dei mercati> ed iscritta unicamente <dentro la partita doppia delle
entrate e delle uscite dei bilanci delle multinazionali>.
E qui, ancora, che si colloca anche la constatazione del fallimento certificato dalle
esperienze in cui esso si è materializzato del comunismo e delle sue teorie, <non
solo per gli errori e i crimini di alcuni suoi capi storici, ma anche e soprattutto perché
ha ritenuto necessario costruire uno Stato che non incontrasse più ostacoli, intralci,
contrapposizioni di parte>, al punto che, <con la scomparsa dell'autonomia della
società civile e dei soggetti sociali lo Stato come universale etico ha recitato la
sua parte in una desolata e agghiacciante solitudine>.
Ecco allora che, per Alcaro, lontano da qualunque equivoco nostalgico, ma in una
valutazione della democrazia intesa come <corretta mediazione degli interessi e della
volontà dei popoli della terra>, <l'orizzonte entro cui collocare oggi la lotta
antiliberista e anticapitalista non è quella di un universalismo che schiaccia il
particolarismo e che sopprime i soggetti sociali..>, ma la convivenza <con il mercato,
in quanto luogo della mediazione degli interessi egoistici dei soggetti economici> e
soprattutto <con la volontà conflittuale dei popoli di affermare le proprie diversità>.
Accettare il particolarismo, avverte Alcaro, <non significa soccombere ad esso, né
rendersene portavoce come fa il liberismo, ma incanalarlo in una prospettiva in cui
l'economia venga rimessa al servizio della società e i conflitti fra le diversità dei
popoli trovino sul terreno internazionale una compensazione unitaria e una
risoluzione democratica>.
Per finire - ma i temi trattati nel volume sono qui soltanto accennati, meritando perciò
una riflessione certamente più attenta e approfondita - nella analisi complessiva della
società e dei suoi punti di squilibrio, che Alcaro lucidamente tratteggia, si notano
anche l'auspicio, mutuando le riflessioni di John Dewey (1927), per una
valorizzazione della comunità locale, che <non significa chiusura localistica, né
angustia campanilistica e provincialistica, né nostalgia agreste e reazionaria>, ma
rappresenta la strada <per superare l'eclissi del pubblico e per riconsegnare lo Stato al
suo ruolo più autenticamente democratico>.
Quella comunità in cui, come ha messo in evidenza di recente Giuseppe Spadafora,
Direttore del Dipartimento di Scienze dell'Educazione dell'Università della Calabria
e apprezzato studioso dei problemi della democrazia in questo importante filosofo
americano, <l'individuo non può che esprimersi socialmente>, come <attore sociale
che determina i suoi legami di solidarietà e di condivisione di valori comuni
all'interno dei piccoli gruppi di cui è espressione>.
Annotazione particolare, ancora, meritano la visione del Sud come <laboratorio di un
nuovo legame sociale> e l'affermazione, come punto qualificante e determinante
dell'azione politica, <della superiorità delle leggi della polis sulle leggi del mercato>.
Punti importanti e distintivi <di un possibile processo di riaggregazione politica della
sinistra>, obiettivo cui, pur non nascondendosi le difficoltà, Alcaro mostra di voler
dare un contribuito di riflessione e di analisi.
Dall'alto, certo, di una competenza e di una sensibilità che la trattazione degli
argomenti contenuti nel suo libro mette in evidenza, ma, non di meno, partendo dalla
denuncia di una difficoltà interpretativa e di comprensione reale dei problemi che è
stata e forse rimane uno dei punti di maggiore debolezza di questa parte politica e
del suo arcipelago di idee e posizioni.