E’ stata inaugurata con un lavoro su Enrico Berlinguer la nuova collana editoriale di
Aracne, “Diritto di stampa”, diretta da Giuseppe Boncori, Nicola Siciliani de Cumis,
Maria Serena Veggetti.
L’autore della tesi, Alessandro Sanzo, calabrese di Chiaravalle Centrale, si è laureato
in Filosofia presso “La Sapienza” discutendo su “L’officina comunista. Enrico
Berlinguer e l’educazione dell’uomo (1945-1956)”.
Quello che ora è diventato un vero e proprio strumento di studio per chi vuole
conoscere un “altro” Berlinguer, dalle dimensioni educative, (si vedono le
presentazioni di Nicola Siciliani de Cumis e Chiara Valentini e la postfazione di
Mario Alighiero Manacorda).
Sanzo, "giovane studente universitario cresciuto a latte e politica", come egli
stesso si definisce nell’introduzione, “scopre”, dalle non semplici ricerche di
documenti e pubblicazioni di FGCI e PCI, presso la Fondazione Istituto Gramsci, che
per Berlinguer, come per Labriola non esiste un modo solo di fare pedagogia, ma
tutto è pedagogia, anche ciò che erroneamente viene definito “extrascolastico”:
l’input per la ricerca gli viene dal corso universitario sulla pedagogia di Antonio
Labriola e Antonio Gramsci, tenuto da Siciliani de Cumis alla Sapienza, le cui lezioni
e riflessioni gli insegnano che tra educazione e marxismo il legame non è scindibile,
e che il politico svolge un lavoro educativo, nel senso più vasto della parola.
Un lavoro faticoso e preciso, se si pensa che Sanzo procede ad una ricostruzione
storica minuziosa che comincia dal 1945 ed arriva al 1956, servendosi della
documentazione bibliografica e delle tantissime carte d’archivio.
Ne viene fuori un piccolo manuale di pedagogia che possiamo dire “politica”, nel
concepimento del quale appare chiaro che il giovane autore instaura un dialogo
formativo con il “tema” della sua ricerca, ovvero Enrico Berlinguer.
Non si pensi ad un’opera di agiografia, anzi è notevole il continuo sforzo dell’autore
di essere autonomo nel giudizio.
Come sottolinea Manacorda "quella di Sanzo è una ricostruzione non agiografica,
ma critica, e perciò storicizzante, che segnala le diverse fasi dell’impegno educativo
del PCI e, in esso, di Enrico Berlinguer".
Il lavoro di Sanzo, come fa notare Siciliani de Cumis, "vuole essere anche, in
presenza del “messaggio” berlingueriano, una specie di sermoncino sui “valori”,
sull’”etica”, sul “buono” e sul “cattivo” della politica, dunque, una specie di abbozzo
di questionario sul “che fare”, in prospettiva, oggi".
Cinque i capitoli in cui si divide il lavoro:- la formazione di Berlinguer uomo (la
famiglia, la scuola, i libri e la filosofia come politica) – l’educazione comunista di
Berlinguer e quello che egli pensava dell’educazione (la formazione dei giovani, il
ruolo del Partito e della stampa comunista nella loro educazione ) – l’educazione
ideologizzata (il mito dell’Unione sovietica e di Stalin) – l’oppio della gioventù ( fumetti e mass media).
Sanzo, ha analizzato con puntualità ammirevole gli scritti di Berlinguer e gli studi del
PCI, per poi rendersi conto che era necessario ridefinire l’ambito della sua ricerca e
contestualizzare “la pedagogia” di Berlinguer, giovane “rivoluzionario di
professione”: da qui l’opportunità di conoscere il lavoro delle organizzazioni
giovanili comuniste e del PCI.
Da questo studio faticoso, che il giovane autore definisce “affascinante”, emerge la
figura di Berlinguer che molto più di altri dirigenti del PCI guarda al lavoro educativo
come ad uno dei suoi più alti compiti di uomo politico.
Educare, quindi, non solo il militante comunista, ma un uomo nuovo: e Sanzo
“scopre”, come fa notare Siciliani de Cumis, "il Berlinguer della storia, cui
l’argomento deontologico e pedagogico sembra assegnare un diverso significato oggi
più di ieri, nell’era delle privatizzazioni e della globalizzazione. E che si fa studiare a
maggior ragione adesso, per le piste d’indagine che suggerisce, nel quadro delle
attuali attività scientifiche e didattiche della Cattedra pedagogica de “La Sapienza” di
Roma".