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(Scheda n°1)
AZIENDALIZZAZIONE E CONTROLLO DEMOCRATICO

di Pasquale Alcaro


Con l’aziendalizzazione è venuto meno quel tanto di controllo democratico che era assicurato dal Consiglio d’amministrazione nella sua rappresentatività, ed anche quello tecnico da parte dei sanitari.
Disarmato è risultato il controllo democratico da parte della Conferenza dei sindaci.
Sull’argomento, piuttosto che proporre idee nostre, preferiamo citare alla lettera da un manifesto PER LA RINASCITA DELLA SANITÀ: “Le proposte di nove grandi medici “migliorare il sistema senza aumentare le spese”,a firma di: Pier Mannuccio Mannucci, Università di Milano; Giuseppe Masera, Università di Monza; Attilio Maseri, San Raffaele di Milano; Luigi Daniele Notarangelo, Università di Brescia; Carlo Alberto Redi, Università di Pavia; Luigi Gavazzi, San Matteo di Pavia; Ettore Vitali, Niguarda di Milano; Silvio Garattini, Istituto Mario Negri di Milano; Giuseppe Remuzzi, Ospedali Riuniti – Istituto Mario Negri di Bergamo.
Il documento è stato proposto da altri due “grandi medici” Gerolamo Sirchia e Umberto Veronesi:
“LE COMPETENZE - Uno stimolo alla discussione: cosa si potrebbe fare subito (senza aumentare le spese)? Aziende sanitarie locali e ospedali sono retti da direttori generali. Il direttore generale che ha sostituito il Consiglio d'amministrazione nel 1995 doveva dare dinamicità, rispondere in prima persona delle sue scelte (e del bilancio). Ma presto ci si è accorti che direttori generali si diventa solo se vicini a questo o quel partito. E' necessario, invece, separare la politica dalla gestione e scegliere i direttori delle Asl e degli ospedali sulla base delle competenze. La questione dell’appartenenza ad un partito non riguarda solo il direttore generale. A loro volta i direttori generali scelgono i primari e i direttori di dipartimento privilegiando il criterio d’appartenenza politica piuttosto che le competenze. E' forse il problema più grave della sanità italiana. Per limitare il potere del direttore generale (che oggi molti giudicano eccessivo) non c’è bisogno di tornare al Consiglio d’amministrazione, basta valorizzare il Collegio di direzione (che c’è già per legge) e la direzione sanitaria. Vuol dire, per il direttore generale, progettare le attività e verificare i risultati insieme al direttore sanitario, ai direttori di dipartimento e ai direttori d’unità operativa e cioè a chi, in definitiva, ha la responsabilità della cura degli ammalati”.
Si noti che la proposta parte dai prof. Veronesi e Sirchia, che sono anche i due ultimi Ministri per la sanità. Ci pare che non si siano impegnati molto a modificare le cose nella direzione della loro proposta e nel senso delle loro idee (che sono anche le nostre) durante il periodo in cui hanno assunto la titolarità del dicastero competente.



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