Questo testo nonostante l’apparenza corposa, quasi ingombrante, ha come oggetto
qualcosa di impalpabile, di tenue, di fluido, di scorrevole: l’acqua. Con il suo
scorrere, contiene in sé, non solo il suo segreto ultimo, ma anche le mille immagini
alle quali rimanda, compresi i molteplici simboli che fanno ormai parte dell’inconscio
collettivo. Il tema è stato già trattato nei suoi svariati ambiti da tantissimi e diversi
studiosi che vanno dalle acque buie, immobili di Poe a quelle acerbe e incontrollabili
di Foucault fino ad arrivare alle mille forme e ai molteplici sensi in Bachelard. Il
ponderoso testo, curato con perizia e acume da Vito Teti, cerca in sé di cogliere le
mille sfaccettature e le numerose utilizzazioni dell’acqua. Nell’introduzione viene
tratteggiata la storia dell’acqua.
Inevitabile sottolineare l’importanza dell’acqua nell’antichità classica, come perno e
elemento primordiale dell’universo, senza dimenticare i suoi aspetti sociali, religiosi,
simbolici; in sostanza il curatore vuole mettere in risalto, tenendo presente i vari
contributi, il carattere ambiguo e sfuggente dell’acqua, invasivo e torrenziale da una
parte, tenero e scorrevole dall’altra. Molti “mondi di Acqua” vengono raccontati,
confrontati, evidenziati, taciuti, estremizzati all’infinito, tenendo, però, sempre
l’occhio puntato su uno dei caratteri essenziali dell’acqua: la sua multiformità, la sua
naturale identità aggregante e disgregante nello stesso tempo, come specchio e ombra
di una realtà in continuo mutamento. Nella prima parte dell’opera vengono analizzate
le ricchezze e le inquietudini delle acque in rapporto al Mezzogiorno d’Italia; nella
seconda, invece, il tema centrale si allarga e invade l’immaginario dell’universo delle
acque del Mediterraneo che hanno influenzato e segnato le culture, le civiltà dei
popoli; quei popoli che sulle coste del Mare nostrum hanno sostanzialmente vissuto
sogni, immagini e disperazioni che ricadevano negli abissi di acque troppo profonde
da gestire. La terza parte, quella più vasta, amplia lo sguardo su altri mondi
appartenenti all’acqua, che ne accentuano l’importanza e la vastità. Molti degli autori
presenti nel volume non si sono limitati a mettere in evidenza il lato poetico e
fantastico che costituisce pur sempre un aspetto affascinante. Tale dimensione eterea
e esteticamente rilevante, mai come oggi, si scontra con la realtà quotidiana
dell’acqua, ricercata e desiderata per le prolungate assenze e le continue ristrettezze e,
perciò, fonte di ansie e di conflitti che incidono sulla personalità dei singoli e sulle
vicende collettive. Il rilevante interesse di questo testo è quello di arrogarsi il diritto
di dare risposte certe e spesso scontate, ma di sollevare quesiti. Quesiti che hanno
fatto si che assumesse un ruolo centrale non solo nell’esistenza umana, concreta e
materiale, ma anche nell’immaginario collettivo, continuamente ossessionato e nello
stesso tempo cullato dagli effluvi dell’acqua. Altro carattere peculiare di quest’opera
a più voci è la semplicità, quasi la trasparenza con cui vengono toccati l’acqua e i
suoi numerosi aspetti, come se si volesse rispettare una sacralità inviolabile e, tuttavia
già molte volte violata, deturpata, cancellata, facendo ritornare il tutto a una
naturalezza ingenua, ma impenetrabile, quasi come se i mille sogni e fantasticherie di
ninfe, orizzonti infiniti, abissi inesplorati ritornassero a galla per ridare all’acqua quel
carattere suo proprio di “rêverie”, che come l’intimo umano sfugge e si ricompone
per poi ritornare esattamente uguale nelle sue straordinarie differenze. Come poter
tacere, infatti, un paragone così calzante tra le irregolarità delle acque e i mille
contrasti che interiormente sconvolgono l’essere, in quanto essere composto da
diverse e inestricabili immagini e sensazioni. Così come l’acqua, l’uomo viene
attraversato da torrenti, fatti di acque chete e chiare che nascondono, però, sempre
luoghi oscuri e inquietanti.