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In vino veritas

di Alfredo Pirri


Cosa ci dice (o cosa ci tramanda) questo motto?
Banalmente viene usato per ironizzare su quello stato di ebbrezza provocato da un uso smodato del vino che porterebbe a confessare verità non dette, o fatti tenuti nascosti per motivi di ritegno morale. Potrebbe invece, al contrario, intendersi come segue: Nel vino risiede la verità. Quindi non una verità riferita al bevitore, l'atto di riferire qualcosa su cui è, altrimenti, lecito tacere, bensì una verità interna al vino stesso, qualcosa che nel vino ci dice (non ci fa dire) la verità.
Cosa sarebbe allora, in questa nuova dimensione, la "verità" che risiede nel vino? Il suo appartenere alla terra, la sua capacità di fornircene un racconto talmente dettagliato da apparirci veritiero. Nulla a che vedere con un elogio della natura intesa come forza creatrice, o addirittura pro-creatrice di verità assolute in quanto immediate, tutt'altro; la percezione della verità come capacità narrativa e inventiva, al punto tale da portarci al suo cospetto per invitarci a un banchetto durante il quale la "verità" verrà detta.
Alla luce di questa interpretazione, la prima torna ad essere plausibile poiché la verità va detta e cioè va parlata dagli uomini, allora è la verità che risiede nel vino, quella che ci parla della terra, a spingerci a dire le verità personali che teniamo nascoste. Ma questo accade solo se il vino contiene una qualche verità, cioè, come si diceva prima, se sa narrarci qualcosa, una storia tanto plausibile quanto visionaria.
L'insieme di questi due elementi; plausibile e visionario, sono alla base di quella miscela narrativa con la quale mi sono incontrato a Cirò e a Torre Melissa bevendo i vini prodotti dai Signori Librandi con tanta cura. Per questo, a loro e ai loro collaboratori, i miei ringraziamenti.



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