Ritorna alla ribalta la "questione meridionale" sullo sfondo di un articolo di Fiona Sutherland apparso nell'ultimo numero di "International", bimestrale inglese di politica. L'incipit, a caratteri cubitali, è quello che abbiamo fedelmente riportato, ma il vero protagonista della vicenda è il ponte sullo stretto di Messina.
Il tono ironico-descrittivo ed il rigore pedagogico proprio della tradizione anglosassone tradiscono immediatamente l'equilibrio dell'articolo:se informazione deve essere che lo sia fino in fondo.
Dalla magnitudo dell'opera, riportata in tutte le sue dimensioni - ponte ad unica campata,con un asse di 3,300 metri sorretto da due piloni, pardon, torri di 370 metri l'una, che ospiterebbe 12 corsie di traffico e 2 linee ferroviarie per un totale di 124.000 veicoli e 200 treni al giorno, consentendo così una frequenza che nell'ora di punta concentrerebbe l'attività di 15 anni del servizio di traghettamento (ricorda il sense of humor inglese) - si passa elegantemente ad enumerare una serie di perplessità scientifiche e politiche che riguardano la realizzazione dell'impresa.
Nelle parole del direttore del Centro studi di industria e tecnologia delle costruzioni di Roma, Beniamino Negri,si manifestano tutti i dubbi circa la stabilità di un progetto unico nelle sue dimensioni e che verrebbe realizzato in una zona a rischio sismico. "Un salto nel buio", lo definisce il direttore. L'articolo non manca poi di riportare le voci degli ambientalisti e dei movimenti civili locali preoccupati per l'impatto sul territorio di una tale quantità di cemento.
Ma è il sottile pregiudizio inglese sui vizi di casa nostra che più di ogni altra cosa emerge da un'analisi che altrimenti avrebbe aggiunto poco alla consapevolezza nostrana;tuttavia il pregiudizio si sa, nasce sempre da una mezza verità.
Che obiettare , infatti, all'intuizione della giornalista circa la notizia di un progetto che dichiarato
"priorità nazionale dal 1970", è stato rispolverato ed approvato solo adesso, grazie alla determinazione di un leader -Silvio Berlusconi- che deve molto del suo successo elettorale ad una regione come la Sicilia? Inoltre l' autrice sottolinea con arguzia che le spese di realizzazione saranno per 2/3 a carico del governo italiano e per la restante parte a carico dei privati, con il rischio che, come successo per altre opere pubbliche,la mafia intervenga facendo lievitare il costo dell'opera a cifre esorbitanti. A questo proposito la giornalista riporta le preoccupazioni di Luciano Violante, il quale avanza l'idea di creare un team di magistrati che garantisca la regolarità e la trasparenza degli appalti.
Le conclusioni che ci arrivano d'oltremanica sono amare:gli italiani, nonostante le perplessità scientifiche e finanziarie provenienti da più ambienti europei,preferiscono affidarsi ad un opinabile talento sovrannaturale, quale quello del premier Silvio Berlusconi, dominato da una cieca volontà politica e da una blindata maggioranza elettorale.
Insomma, la realizzazione del ponte non è mai stata così sciaguratamente vicina.