Nel nostro paese la distribuzione della popolazione sul territorio è una ricchezza insediativi che rappresenta una peculiarità e una garanzia del nostro sistema sociale e culturale, una certezza nella manutenzione del territorio, un'opportunità di sviluppo economico. Su circa 8.000 comuni, 5.868 hanno meno di 5 mila abitanti, pari al 72 per cento. Lo spopolamento e l'impoverimento di vaste aree - soprattutto pedemontane, montane e insulari - hanno, nel secondo dopoguerra, assunto caratteri strutturali delineando un'Italia che possiamo definire del "disagio insediativo", che interessa tutto l'arco alpino, la dorsale appenninica e centro meridionale, le parti montuose e interne della Sardegna e della Sicilia; attecchisce nel robusto "piede d'appoggio" meridionale, risale gli Appennini interessando pesantemente regioni come la Calabria, dove ben 322 Comuni su un totale di 409, pari circa al 78 per cento del totale, sono sotto la quota dei 5.000 abitanti.
Tale spopolamento fa sì che l'Italia sia diventato un Paese ad alto rischio geologico, afflitto quasi annualmente da gravi episodi di natura ambientale (terremoti, alluvioni, ed eruzioni) ma in buona misura anche da consumo eccessivo di suolo (spesso abusivo), incuria e, naturalmente, abbandono.
Questa situazione scaturisce anche dalla mancanza di manutenzione, attività storicamente svolta dagli agricoltori, e oggi non più sviluppata adeguatamente, con costi annuali stimati attorno ai 60-80 mila miliardi di vecchie lire, per un totale di circa 200 mila miliardi di lire negli ultimi cinquanta anni. Un disagio che rischia di divenire profondo con la crescente rarefazione dei servizi al cittadino: servizi pubblici accorpati per il contenimento dei costi (uffici postali, presidi territoriali scolastici, sanità, ecc.); insufficiente manutenzione del territorio, esercizi commerciali privi di una domanda adeguata per la loro sopravvivenza.
Dunque, come la questione sanità che rappresenta forse la prima preoccupazione per chi vive in contesti isolati, così i servizi territoriali e commerciali rappresentano una condizione di vivibilità essenziale.
Con la proposta di legge presentata al Senato della Repubblica, primo firmatario Nuccio Novene e firmata da 49 senatori appartenenti a tutti i gruppi parlamentari, "Misure per il sostegno delle attività economiche, agricole, commerciali, artigianali e sociali e per la valorizzazione del patrimonio naturale e storico-culturale dei comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti", si vogliono mettere in rete una serie di iniziative in grado di fare "sistema" nelle aree interne maggiormente disagiate per far sì che divenga conveniente abitare, ad esempio, in un piccolo comune della Calabria. Si vogliono delineare concrete misure per il sostegno ai piccoli comuni e alle attività economiche, agricole, commerciali e artigianali, secondo forme coerenti con le peculiarità dei territori dei piccoli comuni, che potranno rappresentare un investimento per il rilancio sociale ed economico, e per la valorizzazione del patrimonio ambientale e storico-culturale di queste aree. Agevolazioni sull'affitto, mantenimento delle strutture scolastiche e dei presidi sanitari, delle stesse caserme dell'Arma dei carabinieri, la possibilità di pagare le bollette negli esercizi commerciali recuperando la figura del vecchi "empori", la garanzia di avere un distributore di benzina, sono le condizioni essenziali per invertire un trend che rischia di creare solamente disagi al nostro Paese.
Nella competitività territoriale non esistono aree sciaguratamente deboli, ma soltanto aree non messe in condizioni di competere. Per trasformare un problema in opportunità, impedendo che una "grande fetta" della superficie del Paese resti marginalizzata e non letta quale opportunità di crescita economica e riequilibrio territoriale, è necessario creare le precondizioni per lo sviluppo.