Il Forum europeo tenutosi a Vibo Valentia ha inteso porsi come un'opportunità di riflessione verso il recupero e la promozione di una centralità Mediterranea, un'occasione per elaborare un'analisi, illustrare i processi di trasformazione culturale e sociale nell'area geografica in cui il nostro paese è inserito.
Le problematiche attuali del bacino mediterraneo, luogo in cui s'incrociano culture, costumi, storie, religioni diverse, suscitano attenzione e preoccupazione. Citiamo a tale proposito le riflessioni di uno dei più attenti e versatili pensatori del mondo contemporaneo che si è occupato di tali questioni: Edgar Morin, (ricordiamo il convegno tenutosi in marzo 2002 a Nardodipace in provincia di Vibo Valentia dal titolo"Complessità Mediterranea"). "Se i miei geni, se i miei cromosomi potessero parlare, vi racconterebbero un'odissea mediterranea che inizierebbe piano, piano, come quella di Ulisse, ma un po' più a sud, nel mediterraneo asiatico, nel Medio Oriente di oggi. (...). Del Mediterraneo c'è un non so che, in me, che mi mette in risonanza filiale con il suo cielo, le sue isole, le sue coste, le sue aridità, le sue fertilità...". E in una delle sue riflessioni riscontriamo come sia vicino alle situazioni "complesse" che si sono venute creando in questa terra dalle molteplici ricchezze di culture, tradizioni, storie, ma anche di contraddizioni, conflitti, divisioni: " Allerta. Dico allerta, perché l'Europa tende a lasciarsi alle spalle il Mediterraneo nel momento in cui, giustamente, nel Mediterraneo s'incrudiscono problemi e pericoli. I processi di dislocazione, degradazione, fermento che si sviluppano un po' ovunque, hanno i loro effetti particolarmente nel Mediterraneo. Più ancora: il mare della comunicazione diventa il mare degli emarginati, il mare delle mescolanze diviene il mare delle purificazioni religiose, etniche e nazionali".
Il Forum Europeo "Vibo Valentia: frontiera di culture mediterranee", si propone di rilanciare un mediterraneo che tenga conto della realtà concreta dei nostri tempi, che ricostruisca la terra dai mille frammenti culturali e rifletta sull'agire locale, pensando globale, tenendo conto, cioè del processo di mondializzazione in atto. Promosso dall'assessorato provinciale alla cultura, in collaborazione con Kami - Fabbrica di idee srl di Roma - la città di Vibo si è proposta come "frontiera di culture mediterranee", come luogo di dialogo e di confronto per tentare una soluzione al complesso e attuale problema dell'interculturalità, del dialogo, della pace, della integrazione fra le diverse culture.
Nella sua relazione, "Trasgredire per integrare", Emanuela Bambara, " si è soffermata sulla definizione di frontiera : secondo Jurij Lotman ( Tipologia della cultura), è quel tratto che rompe la continuità di uno spazio, marcando la differenza tra un interno e un esterno, tra il mondo proprio e il mondo altro, tra il sé e l'estraneo, è, cioè una nozione, un simbolo, una metafora che collabora all'organizzazione di un sistema culturale, alla configurazione di uno stile di pensiero e di comportamento.
Wallace la definisce "zona di transizione"; per Lattimore è "spazio di interazione": il luogo del passaggio, la linea dell'attraversamento, la via dello scambio e della selezione.
Elemento di separazione, ma anche di comunicazione, la frontiera è, - sostiene Bambara - il "terzo spazio incluso" tra interno ed esterno, tra il proprio e l'altrui, tra l'identità e la diversità.
Ripensare alla parola trasgressione, significa rimettere in discussione la rete di significati che compongono il nostro modo comune di pensare, vuol dire, cioè, distribuire in modo diverso i confini dei nostri territori mentali per pensare e agire in modo diverso. La comunicazione di frontiera è trasgressiva, perché avviene sul ponte, tra le sponde su una linea di confine che si sposta come l'orizzonte.
Una cultura di frontiera, di mare, del nostro mare Mediterraneo "mare di mezzo", non può essere rigida e statica, dev'essere trasgressiva e spingersi oltre. Certo, passare dall'altra parte è un allontanarsi da sé, abbandonare le certezze della propria cultura di appartenenza, rinunciare alla stabilità della terra ferma per affrontare, esplorare le culture che stanno oltre i confini. Il problema è di come gestire questo difficile equilibrio di frontiera, tra la difesa di una specificità culturale e la sua evoluzione che implica una trasformazione la quale avviene nello scambio con mondi diversi.
Amara Lakhous, scrittore algerino, esperto in questioni politiche del bacino mediterraneo, nella sua relazione " Comprendere le differenze", fa ampio uso delle metafore per spiegare ad esempio "come nasce una civiltà".Comprendere le differenze, implica lasciare le proprie certezze e mettersi in discussione con coraggio, curiosità e capacità di andare oltre in modo da trasformare il nostro agire non in una logica di conflitto, bensì in una logica di energia solidale.
Lisa Palmieri Billing, Presidente della Conferenza Mondiale sulle Religioni e la Pace e giornalista di "The Jerusalem Post" è intervenuta sul ruolo de " I media e la pace tra le religioni". E' attraverso i fatti di cui veniamo informati dai media che elaboriamo giudizi i quali determineranno le decisioni morali e politiche riguardo a popoli, nazioni e comunità religiose. I media sono spesso accusati dalle comunità religiose, e anche dalle nazioni in conflitto, di ignorare questi valori.. La conclusione dell'intervento di Lisa Palmieri Billing è che bisognerebbe che i media dessero più spazio alll'arte, alla letteratura, alla musica perché sono linguaggi che arrivano molto più direttamente, il linguaggio dell'anima, della sensibilità, delle emozioni ....
Particolarmente sentita è stata la relazione di Vito Teti, " Identità calabrese tra mito e realtà", docente presso l'Università degli Studi della Calabria e direttore del Centro di Antropologia e di Letterature del Mediterraneo. Negli ultimi anni, osserva lo studioso, il Mediterraneo e il Mezzogiorno d'Italia sono al centro di una rivalutazione, di una riconsiderazione, di una diretta attenzione, nella poesia, nella letteratura, nella musica, nel cinema. Ora, la cultura del sud può diventare oggetto di retorica, può essere una contemplazione sterile o diventare discorso vitale e rigenerante, di trasgressione. Nella tradizione di pensiero meridionale, soprattutto in Calabria, una costante è il riferimento al mondo classico, alla Magna Grecia. Non si può ridurre il passato della Calabria soltanto al mondo classico, perché dopo quattro secoli di civiltà magno-greca, la Calabria ha conosciuto un succedersi di civiltà, dei Normanni, degli Arabi e così via. La retorica della classicità si afferma quando piangiamo per le rovine, quando le rovine non diventano un museo che parla e restano ruderi che spesso vengono distrutti. Lo stesso discorso si potrebbe fare per la bellezza dei luoghi, difatti, il motivo della bellezza del Mezzogiorno d'Italia e della Calabria dall'antichità ai nostri giorni è una costante. Eppure, dobbiamo coraggiosamente ammettere che spesse volte questa bellezza è stata rovinata dalla speculazione edilizia, dalla distruzione delle coste, ecc.
Presidente del Forum, Jean Luc di Paola Galloni ( prof. associato alla Harvard University, Strategie di negoziazione culturale e Consulente di Affari internazionali), conclude con la sua relazione: "Per una centralità della Calabria nel Mediterraneo e in Europa", sottolineando la riscoperta di una nuova centralità per il meridione italiano e in particolar modo per la Calabria all'interno del Mediterraneo.