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Una "finestra" su Bocchigliero

Ludovico Aurea, Radici di Bocchigliero nelle civiltà del passato, Grafosud, Rossano (CS), 2002, pp. 143.


di Anna Funaro


"Tu sorgi sui pendii dolci e ridenti dell'altopiano della Sila e ne raccogli pure le sorgenti che paion quasi tutte messe in fila per zampillare un'acqua fresca e pura che segna il palpitar della natura" (Nicola Brunetti, Al mio paese, in Spunti di una vita vissuta, Mirto Crosia, 2000).
"Bocchigliero, piccolo cosmo figlio di una geografia incerta e scarsamente generosa che, non sapendo se collocarlo al mare o in montagna, ha fatto in modo che non fosse né su né giù. Vorremmo essere montanari o marinari: non siamo l'uno né l'altro e chi ci frequenta se ne accorge. [...] ci siamo ritrovati - timorosi e un po' misantropi - in cima ad un dirupo tra una montagnozza e l'altra [...]. Arroccato lassù, tra la Riforma e San Rocco, sulla diagonale che punta verso il mare Jonio tra Rossano e Cariati, Bocchigliero sembrava destinato all'estinzione [...]. Poi abbiamo scoperto il fascino della pianura ed il paese è tornato ad essere vivo. Emigrati senza sindromi, ci siamo sparsi dove comincia il mare e la vita fiorisce. Abbiamo dato vita a tanti Bocchiglieri dove risuona il nostro dialetto gutturale, lungo la costa ionica, tra Rossano e Cirò, ma anche a Napoli, Roma, Milano, Torino, la Germania, l'Australia". (Carlo Barrese, Guardare al passato per capire il presente, in Bocchigliero, Immagini della memoria, MIT, Cosenza, 1988). Radici di Bocchigliero nelle civiltà del passato, dopo Proverbi, filastrocche e dittati antichi di Bocchigliero, pubblicati nel 2000, va ad arricchire la produzione storico-linguistica-letteraria di Ludovico Aurea, impegnato da oltre venti anni, nella realizzazione di un dizionario in dialetto, che raccoglie oltre 5000 voci.
Il testo è scritto con linguaggio semplice e popolare, proprio per tenere fede all'intento di "scrivere per il popolo, perché quanto io ho scritto appartiene al popolo e da esso dovranno uscire quei giovani che, spero, vorranno approfondire, ampliare e completare il mio lavoro" (Radici di Bocchigliero nelle civiltà del passato, cit., p. 9).
Leggendo il libro, si può notare l'attenzione concentrata dall'autore sull'aspetto linguistico: l'aver espresso per iscritto modi di dire, espressioni della lingua antica, cogliendo, come afferma Nicola Caligiuri nella Presentazione, "l'estrema originalità, l'indiscutibile vitalità e la presenza di una forma di letteratura orale, di cui ancora oggi è facile verificarne la veridicità e l'esistenza sul posto". Così, è stata evidenziata "la semplicità e la sacralità di alcune azioni dei nostri padri [...] ed è stata colta l'eredità migliore che i nostri antenati ci hanno lasciato, cioè una costellazione di alti valori civili, sociali, morali, religiosi e politici, fatti affiorare dall'autore nella trattazione dei vari argomenti; valori che vanno dalla presa di coscienza del concetto di democrazia, dal senso di rispetto delle leggi, fino alla doverosa solidarietà, alla voglia di lavorare".
L'autore, partendo da alcuni riferimenti contenuti nel libretto di Vincenzo Dorsa, del 1884, La tradizione greco-latina negli usi e nelle credenze popolari della Calabria Citeriore, e da usanze di Bocchigliero, ha pensato di raccogliere quanto di questa cultura del passato sopravvive ancora oggi.
E' un lungo percorso attraverso le tradizioni, le abitudini, il folklore, la religiosità di una comunità, dalle origini "religiose", (tesi confermata da altri studiosi).
Un'analisi continuamente arricchita e completata da riferimenti alla cultura, alla civiltà e alle tradizioni greco - latine. Ad esempio, l'usanza di tenere il fuoco acceso, ricorda il culto di Vesta, nel cui tempio le Vestali mantenevano perennemente acceso il fuoco sacro e, la puromanteìa greca, cioè l'arte di saper ricavare presagi dal fuoco. L'usanza di stendere sui balconi coperte con ricami, in onore degli sposi che attraversavano le strade del paese, ricorda quanto avveniva ai tempi di Pericle in Atene; la cuccia, cioè il grano bollito addolcito con mosto cotto o miele è il far pium dei romani.
Un elemento significativo, come dice Caligiuri, per dimostrare l'eterogeneità della popolazione e confermare l'arcaicità delle tradizioni e delle usanze, presenti fra l'altro in ogni popolazione meridionale.
Il lavoro è stato realizzato sulla base delle notizie fornite dalla diretta testimonianza dell'autore, dal dialogo con gli anziani del posto, dal ritrovo di documenti storici.
Un tentativo ben riuscito per mettere per iscritto quanto, altrimenti era destinato a perdersi. "È la storia di una comunità", continua Caligiuri, "un passato collettivo, uno studio del sociale evidenziato in questa ricerca-analisi condotta nel suo aspetto statico, come comprensione dell'ordine sociale nel suo insieme e come un tutto in cui le parti sono strettamente collegate e coese tra loro; nel suo aspetto dinamico, come sviluppo, evoluzione e progresso della stessa società, nelle sue forme istituzionali, giuridiche, politiche, sociali e culturali".
La memoria storica va meditata e assimilata perché diventi acquisizione di identità personale e collettiva, senso di appartenenza, dignità e sicurezza.
In particolare, questo testo vuole essere un contributo importante per la conoscenza, la valorizzazione, la conservazione delle vicende storiche di Bocchigliero.
Leggere questo libro, per me, ha significato riascoltare e rivivere il racconto dei miei nonni, quando, troppo piccola per capire, ero come rapita dalla magia delle loro parole e, non mi stancavo mai di ascoltare.



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