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Il "Piccolo" in Calabria.
Fenomenologia di un evento

di Carlo Fanelli


Dal 5 al 12 maggio 1957, al teatro Morelli di Cosenza, si tenne il "Festival Nazionale del Teatro di Prosa", con in cartellone spettacoli dei quattro stabili nazionali, quello della regione Emiliana, il Teatro Stabile di Torino, il Teatro Stabile di Genova e il "Piccolo" di Milano. La manifestazione rientrava nella prospettiva d'integrazione del Meridione nell'organizzazione culturale nazionale, auspicata dalla Presidenza del Consiglio. Ma a conti fatti la Calabria veniva solo relegata a luogo di "smercio" di "prodotti" avulsi da qualsiasi rapporto con essa. Inoltre, terminato il festival, replicato l'anno successivo a Catanzaro, le speranze di ricaduta sul territorio rimasero disilluse, rivelando quanto fallace era stata la speranza di incoraggiarvi la produzione drammaturgica e spettacolare, o la formazione di attori.
Trascorsi molti anni, mutate le condizioni culturali della città, consolidata una più identificabile attività teatrale, nel marzo del 2002 giunge in città I due gemelli veneziani di Carlo Goldoni, del "Piccolo" di Milano, con la regia di Luca Ronconi. Un "ritorno" dello stabile milanese (anticipato in febbraio dalla storica messinscena strehleriana di Arlecchino servitore di due padroni) che non si esaurisce con la vendita dello spettacolo al Teatro "Rendano". La regia ronconiana, infatti, è parte del progetto "Il Piccolo in Calabria" proposto dall'ente milanese in accordo con la Regione Calabria, il Comune di Cosenza e il Teatro "Rendano", e strutturato su una serie di iniziative propedeutiche sul tema del doppio, fulcro della commedia di Goldoni, rivolte alle scuole medie e superiori della regione.
Oltre agli incontri con le compagine di Arlecchino e dei Gemelli, e la mostra "Un teatro d'arte per tutti" sui cinquantacinque anni di attività del "Piccolo", ospitata nel Ridotto del Teatro "Rendano", all'interno del progetto, a cura dell'associazione culturale "Machine de Théâtre", si sono articolati eventi diversificati, relativi alle varie interpretazioni del tema del doppio. In "Calandria macchina del doppio" Paolo Fagiolo, Marcela Serli e Alessandro Marinuzzi hanno letto alcune scene dalla Calandria di Bernardo Dovizi da Bibbiena, commedia cinquecentesca che nello sdoppiamento dei personaggi trova il suo elemento di forza. "Una parola ha detto Dio, due ne ho udite", lettura di Mira Andriolo dall'Antico e Nuovo Testamento, ha proposto la "ricerca dell'archetipo del doppio", inquadrato esso stesso come "pazienza del divenire". "Cinema allo specchio", con Lisa Ferlazzo Natoli e Angela Bianca Saponari, ha spostato l'attenzione al cinema, nel quale il tema portante del progetto è stato analizzato in pellicole fondamentali come Der Golem, The Cameraman e Film. Il doppio nella musica è stato, infine, il tema de "Gli enigmi della musica", laboratorio di drammaturgia musicale che Paolo Terni ha tenuto al Conservatorio di Cosenza.
L'"Officina degli scrittori", workshop di scrittura teatrale svolto per quattro mesi in circa ottanta scuole superiori della regione da Giuseppina Carutti e Dalila Dabbicco del "Piccolo" e Carlo Fanelli dell'Università della Calabria, ha preso in esame il tema del doppio, che caratterizza la pièce goldoniana, come soggetto letterario e drammaturgico estendibile al cinema, alla musica, presente anche nel folklore.
Lo sdoppiamento richiama più complesse implicazioni culturali e psico-antropologiche, nelle quali come visto, dall'Antico Testamento, al comico, alla psicoanalisi, alla cultura teatrale e cinematografica, convogliate in una eclettica dimensione estetica ed espressiva, si ingenera la fusione emotiva fra chi scrive e chi fruisce. Tali componenti insieme alla "complicità" tra spettatore e drammaturgo, costituiscono il punto di partenza teorico dei seminari, nonché l'elemento di maggiore stimolo riscontrato nei componimenti dei partecipanti, pubblicati a cura del "Piccolo". Dalla folta rassegna di testi è emersa la multiformità e ricchezza dell'intelligenza e della sensibilità di questi giovani autori, spaziante dalla riproduzione sui generis della commedia d'intrigo, alla realistica ricostruzione ambientale, all'opera di pura fantasia, giungendo agevolmente alla profonda introspezione psicologica.
Il progetto si è concluso il 4 giugno 2002, con una giornata di laboratorio-spettacolo al Teatro "Rendano", durante la quale attori delle varie compagnie locali hanno letto brani tratti dai componimenti dei partecipanti all'"Officina degli scrittori". La compagnia Libero Teatro, diretta da Maximilian Mazzotta, ha scritto e rappresentato per l'occasione Menecchimi, libera interpretazione dei Menaechmi di Plauto, commedia archetipo del tema del doppio.
Alla luce dello svolgimento dell'iniziativa, comunque, ci chiediamo perché ancora una volta progetti e idee che ci vedono coinvolti e attivi, non sono concepiti a livello locale e devono ancora essere "calati dall'alto". C'è ancora bisogno del grosso nome internazionale per far muovere i giusti congegni? Perché poi, avviati i lavori, tutto funziona come dovrebbe con energie locali? Naturalmente non ci sorprende l'impegno e la professionalità espresse sul posto, opposte all'impasse che in altre occasioni, puntualmente, le ingabbia nella permanente riproduzione di iniziative discutibili. Basti guardare alla entusiastica risposta data dal mondo della scuola, contro il quale, quanto a innovazione e creatività congiunte alla libera espressione, è stato sovente puntato il dito. Viceversa, purtroppo, si leggano alcuni vergognosi articoli apparsi sulla stampa locale che, spesso solo per dovere di cronaca, ha sguinzagliato "penne" digiune di teatro per fornire imbarazzanti considerazioni sullo spettacolo goldoniano, menzionando solo distrattamente l'attività di formazione svolta nelle scuole e che, presso l'Università della Calabria, ha coinvolto Valentina Valentini, Marcello Walter Bruno e Barbara Agosti.
Tanto è stato fatto, ma c'è ancora molto bisogno di imparare.



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