(Studentessa Liceo Scientifico "Fermi" - Catanzaro)
12.000, 20.000, 40.000, come di consueto i numeri fanno discutere, certo è che il 16 Aprile Catanzaro si è fermata "come se fosse domenica" (per citare le parole del leader della CGIL Cofferati).
Decine di migliaia di lavoratori, lavoratrici e studenti sono scesi in piazza aderendo allo sciopero generale proclamato a livello nazionale da CGIL, CISL e UIL e dai sindacati autonomi per protestare contro le modifiche all'art. 18 dello Statuto dei lavoratori, ma più in generale contro le riforme ingiuste, antidemocratiche e discriminatorie del governo Berlusconi (ha aderito allo sciopero il 90% dei lavoratori).
In tutte le città sono state promosse manifestazioni e comizi, e Catanzaro ha vissuto da protagonista la grande giornata di mobilitazione con un corteo che si estendeva per chilometri invadendo pacificamente le strade della città da Piazza Stadio a Piazza Prefettura.
Un corteo allegro, multiforme e colorato che ha coinvolto vecchie e nuove generazioni riproponendo lo slogan " Studenti e operai uniti nella lotta".
Studenti e operai, due mondi apparentemente così diversi e distanti, hanno sentito l'esigenza di tornare ancora una volta a condividere obiettivi ed ideologie in difesa dei valori fondanti della nostra Costituzione: il lavoro e l'istruzione.
Decine di migliaia di persone hanno marciato sotto il sole sventolando con forza le bandiere, intonando canti e slogan, accompagnati dalla musica della banda che ha aperto il corteo, ma anche di qualche anziano grintoso ed intraprendente che aveva con sé vecchi tamburi.
L'atmosfera che si respirava era di condivisione, unità, di solidarietà, ma anche di grande responsabilità, consapevolezza del valore e del peso di una manifestazione di tale portata, che a Catanzaro non si verificava da più di venti anni.
Professori e studenti, operai, impiegati del pubblico impiego e pensionati hanno ribadito con determinazione il loro NO alle proposte di riforma di un governo che sembra aver dimenticato le lotte ed i sacrifici sostenuti da uomini e da donne per vedere riconosciuti i propri diritti in quello Statuto che rappresenta la stabilità e la dignità d'ogni lavoratore; cittadini italiani fieri di poter manifestare apertamente il proprio dissenso ed indignati davanti alle dichiarazioni di un premier che li accusa d'ignoranza solo perché non appoggiano la sua condotta politica (ma dopo tutto non è ciò che fanno, o facevano, anche Biagi, Luttazzi e Santoro?)