Anche a Cosenza, in questa prima parte di anno, in sintonia con molta parte del Paese, si è sviluppata una campagna intensa di mobilitazione sociale, in risposta ai disegni socio - economici del Governo Berlusconi. E' apparso chiaro ad un certo punto che le scelte compiute o preannunciate portassero il segno di un modello di società autoritario, darwinista, iniquo. Per noi della CGIL è stato quasi naturale, di fronte agli attacchi ai diritti e le tutele nel lavoro (emblematico l'art. 18/ L.300), al tentativo di scardinamento del valore dei contratti collettivi nazionali di lavoro, alla scelta di modificare l'assetto del welfare (sanità, scuola, previdenza) con la logica liberista della mercificazione, avviare, anche da soli, fino allo sciopero generale unitario, la lotta per cambiare questa volontà. Il percorso è ancora in atto, e gli esiti restano aperti a tutte le ipotesi. Per noi della CGIL cosentina e calabrese, si è trattato, inoltre, di rilanciare col movimento questioni peculiari della nostra realtà, particolarmente esposta non solo alla caduta verticale dei diritti, ma anche alla prospettiva possibile di definitiva emarginazione dai processi di crescita e di sviluppo. Accanto agli attacchi ai diritti sociali e del lavoro, il governo Berlusconi sta compiendo tentativi di revisione degli assetti democratici del Paese. Tramite un uso indiscriminato delle deleghe, di fatto, esautora il Parlamento; promuove una azione pesante tesa a ridurre drasticamente l'autonomia della Magistratura; con le scelte compiute con le nomine Rai, in barba al dibattito sul conflitto di interesse, rende il sistema informativo pubblico uno strumento monolitico, in mano al Governo; promuove leggi liberticide in materia di immigrazione; favorisce, non la costruzione di un federalismo solidale, ma il prevalere degli egoismi xenofobi e separatisti; abbassa drasticamente le misure e le azioni di contrasto verso la criminalità mafiosa e la illegalità ( si vedano le proposte del ministro Lunardi nel ddl sulle infrastrutture e gli appalti, le rogatorie, il falso in bilancio, ecc.). Come si vede si tratta di una idea di Stato debole, di una società individualista e competitiva, dal profilo assolutamente inedito per un Paese formalmente regolato da una Costituzione Repubblicana, nata dalla resistenza al nazifascismo, e centrata su principi di solidarietà sociale e diritti di cittadinanza, a partire dal lavoro. I movimenti scesi in campo in questi mesi: i girotondi, il volontariato, i disobbedienti, i no-global, il palavobis, i social-forum, il movimento studentesco, oltre alla lotta del sindacato unitario, dimostrano che è possibile, ci sono le forze per una azione di contrasto forte, democratica a questo disegno. La questione che si pone ora, e che mi pare stia al centro dell'iniziativa di "Ora locale" si può sintetizzare in due domande: riescono le ragioni di resistenza e di contrasto, promosse da tutti questi movimenti e corpi sociali a trovare sintesi politica ed iniziativa programmatica alternativa? Vuole il centro sinistra trarre le valutazioni di merito per dare gambe politiche alle lotte dei movimenti? A livello nazionale mi sembra che qualcosa incominci a muoversi. Nella nostra realtà non mi pare che le forze che compongono il centrosinistra abbiano avviato un dibattito al loro interno all'altezza di queste domande: anzi, permangono divisioni, scontri nominalistici e personalistici (si veda la vicenda delle elezioni amministrative prossime a Cosenza, a Castrovillari, ecc.). Eppure il tema della ricomposizione della sinistra, della unità programmatica di tutte le forze del centro - sinistra da Di Pietro a Rifondazione non può essere eluso, rinviato, se non ci si vuole rassegnare alla vittoria del modello berlusconiano. Anche perché non esistono in questi casi funzioni di supplenza. Noi della CGIL, (come ha sempre ribadito il compagno Sergio Cofferati), pur non rinunciando ad una visione generale dei problemi, abbiamo chiara la coscienza del limite della nostra funzione di rappresentanza. Spetta alle forze politiche, ai partiti, costruire proposte generali in grado di offrire una prospettiva credibile all'intero Paese, capaci di accogliere le ragioni e le istanze di democrazia, di partecipazione, che promanano dai movimenti. A partire dalla difesa e dalla estensione dei diritti sociali e del lavoro, del rispetto dell'autonomia dei poteri dello Stato, della libertà e della pluralità dell'informazione e dell'accesso alla stessa, dal rilancio, per quanto ci riguarda da vicino, dei temi dell'unità dello Stato nella prospettiva dell'integrazione Europea, non solo nell'inno di Mameli, per cui la Calabria ed il Mezzogiorno possano avere le attenzioni necessarie ed essere aiutate a condursi responsabilmente dentro processi inclusivi di sviluppo sociale ed economico.
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* Segretario generale CGIL Cosenza